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Porcellana comune

Portulaca oleracea L.

Famiglia

Portulacaceae

Ordine

Caryophyllales

Sottoclasse

Caryophyllidae

Classe

Magnoliopsida

Descrizione

Portulaca oleracea L. subsp. oleracea Sp. Pl. 1: 445. (1753)
Porcellana comune, Porcellana, Porcacchia, Procaccia, Sportellacchia, Purslane, Gylden portulakk.
Forma Biologica: T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.

Descrizione

Pianta annua, erbacea, glabra con fusti prostrato-striscianti 10÷40 cm, ingossati e carnosi, , ramificati, lisci, cavi e spesso rossastri.
Le foglie sono di colore verde chiaro, hanno breve picciolo ca. 2 mm, le superiori verticillate; sono carnose e sessili, alterne, spatolate con apice tronco, ovali, glabre, lunghe sino a 3 cm.
I fiori sono piccoli e per nulla appariscenti, gialli, all'ascella delle foglie, con 5 petali, si aprono per poche ore durante il mattino, solamente quando c'è il sole, sono solitari o riuniti in gruppetti di 2÷5.
I frutti sono capsule compresso-fusiformi, membranose, contenenti molti semi.
Tipo corologico: Subcosmop. - In quasi tutte le zone del mondo.
Antesi: maggio÷ottobre
Distribuzione in Italia: Diffusa in quasi tutte le regioni del mondo, in Italia è comune infestante ied è presente in quasi tutto il territorio con l' eccezione di FVG, LIG, PUG, CAL.

Habitat

Pianta sinantropa, nitrofila, infestante delle colture irrigue estive su suoli argillosi, presente negli orti e negli ambienti ruderali e nelle aree antropizzate dove colonizza tenacemente i marciapiedi; 0÷1.700 m s.l.m.

Note di Sistematica

La famiglia delle Portulaceae alla quale appartengono circa 20 generi con circa 500 specie, ragruppa erbe succulente, annuali o perenni, erette o striscianti; a foglie intere, grasse, piatte o cilindriche con alla base della peluria; fiori a cinque petali di vario colore, tipiche soprattutto delle regioni più aride dell'emisfero meridionale.
Portulaca oleracea è un aggregato di biotipi morfologicamente distinguibili e geneticamente isolati, articolati in 3 livelli di ploidia ( 2n= 18, 36, 54) e con significative correlazioni tra questi e il peso e la dimensione dei semi; le piccole specie incluse si distiguono per la diversa ornamentazione dei semi, non rilevabile senza microscopio elettronico a scansione.
I biotipi diploidi e tetraploidi presentano semi piccoli e numerosi (sino a 70 x frutto), con Ø maggiore inferiore a 0.85 mm; quelli esaploidi semi + grandi (13 in media x frutto) con Ø maggiore superiore a 0.85 mm.
Portulaca granulato-stellata (Poelln.) Ricceri & Arrigoni : seme con facce laterali opache con tubercoli e papille irregolarmente distribuite e stelle piane al centro, a volte con stelle allungate e papille o sole papille. Presente in VADA, LOM, VEN, FVG, LIG, EMR, TOS, LAZ, SAR.
Portulaca macrantha (Maire) Ricceri & Arrigoni: semi opachi, superficie del seme con stelle e papille, talora con grossi tubercoli irregolari, ellittici angolosi. Presente in LOM, VEN, LIG, TOS, LAZ, PUG, SIC, SAR.
Portulaca nitida (Danin & H. & G. Baker) Ricceri & Arrigoni: facce laterali del seme lucide, con ornamentazione a stella. Presente in VDA, LOM, VEN, FVG, TOS, SAR.
Portulaca stellata (Danin & H. & G. Baker) Ricceri & Arrigoni: semi lucidi, con ornamentazione formata da sole stelle piane. Presente in TOS, LAZ, SIC.
L'aggregato di Portulaca oleracea, in Italia, è rappresentato oltre che dalla subsp. nominale sopra descritta, anche da Portulaca oleracea L. subsp sativa (How.) Celak.; pianta esotica coltivata e naturalizzata, che differisce dalla subsp. oleracea, solo per la maggiore dimensione dei semi e per caratteri vegetativi di modesta importanza. Presente in TOS e SIC.

Curiosità

La Portulaca è originaria dell`Asia meridionale, già nota agli antichi egizi, 2000 anni a.C. veniva coltivata in Mesopotamia; passò poi in Grecia come pianta ortiva e quindi a Roma. Compare nella letteratura medica cinese attorno al 500, è oggi coltivata come verdura in diverse parti del mondo, soprattutto in Francia che è la maggiore produttrice e consumatrice di diverse varietà orticole. Durante il perido Medioevale si diffuse nel resto dell`Europa, soprattutto coltivata negli orti dei monasteri; da dove per le eccezionali capacità riproduttive, sfuggì al controllo dell`uomo e ovunque si inselvatichì, divenendo assai comune e addirittura infestante. Questa specie si riproduce solo per seme e le piante coltivate che crescono in aree aride sono abbastanza grandi e possono arrivare a produrre fino a 10.000 semi. La vitalità dei semi è stimata essere di circa 20 anni; la germinazione può avvenire sia in assenza che in presenza della luce, ed anche senza attraversare periodi di riposo. I semi necessitano di temperature abbastanza elevate, oltre che di umidità; e la germinazione è favorita anche dall'azione dei mezzi meccanici sul terreno che, provocando piccole lesioni sul tegumento, favoriscono l'imbibizione dei semi. La Portulaca emettere radici avventizie che le permettono, anche se tagliata, di continuare a vegetare. I fusti, infatti, possono rimanere vitali per lungo tempo, soprattutto in condizioni di umidità ottimale.Etimologia: Il nome del genere e della famiglia, deriva dal latino “portula” = piccola porta, in riferimento alla deiscenza del frutto: capsula che si apre per mezzo di un coperchietto, proprio come una piccola porta; il nome specifico dal latino "olera"= ortaggio, ne indica l'uso alimentare.

Fonte: http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=10730

Usi alimentari

Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.
Fra tutte le malerbe cittadine, la porcellana è probabilmente quella con lo status alimentare più nobile. Quei cespuglietti verdi che crescono dovunque fra le crepe dei marciapiedi e fra l'asfalto e i tombini, e che calpestiamo distrattamente tutti i giorni sono, da sempre ed in tutto il mondo, coltivati con cura e considerati una vera e propria leccornia gastronomica, di dignità pari, se non superiore, a quella dell'insalata. La porcellana ha un'etimologia interessante. Il nome comune fa riferimento alla predilezione che hanno i maiali per la pianta, di cui si nutrono con piacere, mentre il binomio latino celebra il suo utilizzo come verdura (olera in latino significa ortaggio) e la struttura caratteristica del frutto, che ha una sorta di porticina membranacea (portula in latino) che protegge i semi. La pianta è diffusa in tutto il mondo: originaria del vecchio mondo, raggiunse l'America già prima di Colombo, come confermato da numerosi ritrovamenti archeologici. E'un ingrediente fondamentale di piatti tipici, soprattutto in Messico e Giappone, e non può mancare nella classica insalata greca. La si può consumare in insalata, bollita, o fritta, con una versatilità culinaria notevole, e solo il suo comportamento infestante la fa accomunare alle erbacce e non alle verdure. La sua reintroduzione nella nostra dieta è caldeggiata dai nutrizionisti per le particolari caratteristiche degli acidi grassi che contiene. In pratica, la dieta moderna ha un apporto di acidi grassi essenziali, cioè che non possiamo farci e che dobbiamo assumere con la dieta, che è sbilanciato verso gli acidi "infiammatori" (omega-6) a discapito di quelli "anti-infiammatori" (gli omega-3). Prima dell'industrializzazione della coltivazione delle piante oleaginose da seme, che, come il mais, contengono essenzialmente solo omega-6, la nostra dieta aveva un rapporto fra omega-6 e omega-3 di circa 3:1. Oggi questo rapporto è diventato di 20:1, e si parla quindi di dieta "infiammatoria" che predispone a malattie cronico-degenerative. La filiera agricola moderna è basata su mais e soia, con cui vengono nutriti gli animali di allevamento, ed il cui profilo di acidi "infiammatori" passa poi a noi attraverso il consumo di carne. Anche se visivamente simili, animali allevati allo stato brado ed in batteria hanno una composizione chimica diversa, responsabile del loro diverso sapore. In questo contesto, l'uomo moderno è stato definito il koala del mais, visto che, in ultima analisi, la maggior parte delle calorie che si assumono con la dieta cosiddetta "occidentale" derivano, in ultima analisi, dal mais. La porcellana è ricchissima di acidi omega-3, ed è quindi particolarmente adatta alla dieta di persone in cui il miglioramento del profilo omega-6/omega-3 è molto utile (diabetici, cardiopatici). Da qui il grande interesse della ricerca nutrizionale per questa pianta, che contiene anche altri composti benefici per la salute, come le mucillagini, responsabili della consistenza carnosa delle foglie e del loro utilizzo medicinale per lenire, applicate direttamente sulla pelle, il dolore di punture di insetti e di piccole ferite, od il prurito da foruncoli. Ma le virtù nutrizionali della porcellana non finisco qui, perché la pianta è anche ricca di vitamine, di flavonoidi, e di betalaine, una classe di pigmenti vicariante con gli antocianosidi e responsabile, nella porcellana, del colore rosso dei fusti e giallo dei fiori. L'entusiasmo dei nutrizionisti per la porcellana è arrivato al punto da attribuirle persino la presenza degli omega-3 da pesce, che sono più lunghi di quelli delle piante. Il dato è molto (ma veramente molto, in quanto la biochimica non è un opinione) dubbio, e non è stato confermato in altri studi, ma internet ha fatto da tamburo, e la porcellana ha finito per diventare addirittura un surrogato dell'olio di pesce.
La porcellana è una pianta particolare dal punto di vista della fisiologia. Ha un'efficienza fotosintetica particolare, che esplica con due meccanismi diversi. Senza addentrarci nelle sottigliezze della cosiddetta fotosintesi CAM, dove la C sta proprio per il nome della famiglia della porcellana (Crassulaceae), questa proprietà è responsabile di un' osservazione curiosa e facile da fare, cioè che la porcellana ha un sapore diverso al mattino rispetto alla sera, soprattutto quando il tempo è secco. La pianta del mattino è, effettivamente, molto più acidula di quella raccolta alla sera, perché, per via del dualismo fotosintetico particolare della pianta, di notte immagazzina anidride carbonica sotto forma di acido malico (l'acido che dà il sapore asprigno alla mela renetta), e di giorno lo trasforma poi in glucosio. La differenza di concentrazione di acido malico fra la pianta raccolta al mattino e quella raccolta alla sera è di circa 10 volte, per cui il sapore acidulo della porcellana ricorda una mela renetta al mattino, ed una mela golden alla sera. In pratica, la porcellana fa la fotosintesi a tappe, trasformando l'anidride carbonica in acidi di notte, e poi, in presenza di luce, convertendo gli acidi in glucosio. Le piante CAM risparmiano acqua, dato che assorbono anidride carbonica di notte, quando la temperatura è più fresca, e tengono gli stomi, i minuscoli pori delle foglie attraverso i quali avvengono gli scambi gassosi, chiusi di giorno, quando fa caldo e perderebbero acqua. Un'altra delle tante meraviglie di questa pianta, che è inclusa, a ragione, nel rituale giapponese del piatto delle sette erbe, una specie di polentina di riso con cui i giapponesi iniziano l'anno e che dovrebbe portare salute per i mesi a venire, una proprietà che, almeno per la porcellana, la moderna ricerca medica ha ampiamente confermato. Volendo trovare qualcosa di negativo nella pianta, citiamo due cose. La prima è la sua capacità di accumulare metalli pesanti, per cui non va mai raccolta in ambiente urbano, dove il suolo è contaminato, e la seconda è il suo contenuto elevato in acido ossalico, per cui non è indicata, almeno in grandi quantità, per chi soffre di problemi di reni.

Fonte: http://www.fungoceva.it/erbe_ceb/portulacca_oleracea.htm

In cucina si utilizzano le foglie e i rami più teneri, usati prevalentemente crudi, più frequentemente in insalate miste, in accompagnamento a verdure e ortaggi, o anche da soli. Nelle regioni meridionali e nelle Isole è frequente l’accompagnamento nelle classiche insalate di pomodori, cetrioli e cipolle, condite con olio, aceto e origano e l’eventuale aggiunta di altri ingredienti, come ad esempio acciughe e capperi. Il sapore è particolare, saligno, che ad alcuni può non piacere, ma che risulta gradito a molti.
La porcellana viene aggiunta comunque anche nelle zuppe, con ottimi risultati sia per il gusto che per le mucillagini che danno densità ai brodi, e in varie località consumata in questo modo anche in funzione di alimento-medicina. Si può aggiungere alla frittate o essere fritta in pastella e si può consumare cotta, come contorno, con la sola aggiunta di olio e limone o di altri aromi (esempio aglio e acciughe). Il consumo della pianta, fresca o cotta, è segnalato intenso in altri paesi del Mediterraneo e in aree anche lontane da esso, dalla Birmania alla Gran Bretagna, dall’Asia centrale allo Yemen. In diverse località italiane è tradizionale la conservazione delle foglie e dei rametti più teneri sottoaceto o in salamoia, impiegate poi per antipasti e contorni. In altri paesi europei - viene utilizzata soprattutto in Francia - vengono usate anche per salse e per preparate burri aromatici. Anche i pur piccolissimi semi vengono utilizzati a scopo alimentare, a volte anche macinati, in aggiunta a pane, pappe, ecc..

Fonte: http://www.piantespontaneeincucina.info/documenti/schede_delle_principali_specie_della_tradizione_alimentare/portulaca_oleracea.pdf

Proprietà

La pianta è conosciuta pressoché dappertutto per il suo uso alimentare, anche se il consumo è decisamente più intenso in alcune aree della Penisola e in altre può oggi risultare del tutto assente. Il consumo di porcellana era considerato particolarmente utile dagli equipaggi delle navi per via delle sue proprietà antiscorbutiche. Oggi è ancora consumata come alimento anche per le sue proprietà rinfrescanti e diuretiche, oltre che lenitive delle infiammazioni intestinali. A tale scopo risultava raccomandata già da Dioscoride e da Varrone e in diverse aree dell’Europa continentale, fin dall’antichità, la pianta è stata (ed è) coltivata per il consumo, tanto che l’uso si è diffuso col tempo anche nelle nuove terre dell’America centrale e meridionale ed esistono diverse cultivar della sottospecie sativa giusto per gli usi gastronomici. I confini tra piante selvatiche sono a volte labili e non mancano i trattati e manuali di orticultura, anche recenti, che annoverano la porcellana tra le specie da coltivare nell’orto. La pianta si può trovare anche nei mercati, specie in alcuni paesi arabi, e ciò accadeva anche in Italia del secondo Dopoguerra.

Fonte: http://www.piantespontaneeincucina.info/documenti/schede_delle_principali_specie_della_tradizione_alimentare/portulaca_oleracea.pdf

Erba acida, rinfrescante, antiscorbutica, depurativa, vermifuga, febbrifuga, diuretica, tonica.
In medicina, per uso interno, in caso di dissenteria, enterite acuta, emorroidi ed emorragie post-partum.
Per uso esterno in caso di foruncoli, punture d'api ed eczema.
Studi recenti hanno dimostrato come la Portulaca oleracea sia una ricca fonte di acidi grassi omega-3, probabilmente importanti per la prevenzione degli attacchi cardiaci e nell'aumento delle difese del sistema immunitario.

Fonte: http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=10730

Rispetto ad altre verdure a foglia, la portulaca presenta alcune peculiarità vantaggiose e alcuni limiti. Questi ultimi riguardano la presenza di sensibili quantità di acido ossalico, una delle sostanze di scarto del metabolismo vegetale. L'acido ossalico e i suoi sali di calcio, scarsamente solubili, costituiscono un fattore antinutrizionale, essendo tra i principali costituenti dei calcoli renali e biliari. Persone con un pregresso di patologie renali ed epatobiliari dovrebbero evitarne l'uso e anche per gli altri può essere opportuno limitare i quantitativi assunti, sebbene il limite oltre al quale questa sostanza esplica la sua tossicità corrisponda all'ingestione di circa 1 kg di foglie. A livello tradizionale, questo limite era aggirato utilizzando la portulaca in misticanze di verdure in cui essa non costituiva l'ingrediente principale: in questo modo, ne venivano diluiti gli effetti negativi. Per contro, le foglie e i fusti giovani di questa pianta contengono maggiori quantità di acidi grassi polinsaturi della classe Omega-3, di vitamina E e di acido ascorbico se confrontate con molte verdure a foglia comunemente presenti nelle nostre diete, come gli spinaci.

IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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