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Lampascione

Leopoldia comosa (L.) Parl.

Famiglia

Asparagaceae

Ordine

Liliales

Sottoclasse

Liliidae

Classe

Liliopsida

Descrizione

Da "Guida al riconoscimento delle erbe di campi e prati" - Gualtiero Simonetti e Marta Watschinger - Illustrati Mondadori

Leopoldia comosa (L.) Parl. (=Muscari comosum (L.) Mill.)
Nomi italiani: cipollaccio, lampagione.
Pianta bulbosa perenne, con bulbo a tuniche esterne rosso-violette; lo scapo è eretto (alto fino a mezzo metro); le foglie basali sono larghe 2 cm, lineari, scabre al margine; il racemo è prima denso, poi lasso con alla sommità un ciuffo di fiori.
Corolla urceolata violetta fino a gialla.
Fioritura: Marzo - Giugno.
Vive nei campi e nei luoghi incolti fino a 1500 m.
Diffusa nell'Europa meridionale.
I bulbi sono eduli e si possono conservare in agrodolce.
Il genere è stato dedicato al Granduca di Toscana Leopoldo II (1797 - 1870).

Da http://etnobotanica.altervista.org/etnobotanico/modules/rubriche/item.php?itemid=31

Nomi dialettali
Chant de coucou o Chant de printemps (Valle d’Aosta), mangè de Coucou o roba da Coucou (Piemonte), ajo de bisso o ajo de bissi in Veneto (Gallino e Pallavicini, 2005), Lampascioni o Lampasciuni in Puglia (Gallino e Pallavicini, 2005), Cipolla canina, Cipolla di serpe, Giacinto del pennacchio, Giacinto delle vigne, Muscaro salvatico, Musco salvatico e Porrettaccio.

Da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=11124

Muscari comosum (L.) Mill. Gard. Dict., ed. 8. n. 2. (1768)
Basionimo: Hyacinthus comosus L. - Sp. Pl.: 318 (1753)
Altri sinonimi: Bellevalia holzmanni Heldr., Leopoldia anguliflora Lojac., Leopoldia bonanniana Lojac., Leopoldia calandriniana Parl., Leopoldia comosa (L.) Parl., Muscari cupanianum Gerbino & Taranto, Muscari pyramidale Tausch, Muscari segusianum E.P.Perrier & Songeon
Giacinto dal pennacchio, Lampascione, Muscari chiomato, Lampagione, Cipollaccio, col fiocco.

Muscari à toupet - Jacinto comoso - Schopfige traubenhyazinthe, Tassel grape-hyacinth
Forma Biologica: G bulb - Geofite bulbose. Piante il cui organo perennante è un bulbo da cui, ogni anno, nascono fiori e foglie.

Pianta erbacea perenne con un bulbo ovoide, bruno rossastro di 2-4 cm di diametro e scapo eretto, cilindrico, glabro alto normalmente da 15 a 50 cm.
Le foglie 2-5, tutte nascenti dal bulbo, sono carnose, larghe da 0,5 a 1,5 cm, più corte dello scapo che inguainano alla base, lineari, prostrate o eretto-patenti tendenti ad afflosciarsi, scanalate nella parte inferiore si restringono superiormente fino ad una punta acuta.
I fiori sono raggruppati in un racemo terminale cilindrico o piramidale, lasso e allungato (spesso più lungo di 20 cm), con fiori fertili inferiormente e sterili (il fiocco) all’apice. I fiori fertili iniziano a metà altezza dello scapo e sono inseriti all’ascella di piccole brattee, con peduncoli dapprima eretti, poi orizzontali e rivolti verso il basso alla fruttificazione, hanno il perigonio sintepalo, cilindrico-urceolato, azzurro-violaceo o giallo fosco, con 6 tepali e sei piccoli denti triangolari giallastri, sei stami con antere rossicce, stilo e stimma bianchi, ovario supero tricarpellare bianco. I fiori sterili, più piccoli e di un bel colore azzurro-violaceo, densamente riuniti all'apice hanno i peduncoli più lunghi e rivolti verso l’alto.
I frutti sono capsule ottuse, ovato-triangolari lunghe fino a 15 mm, con tre valve che a maturità si aprono e lasciano cadere pochi semi
Tipo corologico: Euri-Medit. - Entità con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est (area della Vite).
Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).
Antesi: Marzo ÷ Giugno - Impollinazione: entomogama - Disseminazione: barocora.
Distribuzione in Italia: Distribuita ovunque nella regione mediterranea, presente in tutte le regioni, più frequente a sud.

Habitat

Campi, incolti, vigne su terreni preferiblmente calcarei fino a 1.500 di altitudine
Note di Sistematica: pianta archeofita, assai polimorfa per il colore dei fiori, la forma del racemo ed il ciuffo dei fiori sterili che a volte può mancare o possono mancare i fiori fertili.
Specie simile è Muscari tenuiflorum Tausch ( Giacinto dal pennacchio a fiori sottile) pianta rara , esotica naturalizzata, presente in Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria, che si distingue per il bulbo con tuniche bianco.giallastre e perigonio tuboloso-clavato, giallognolo in basso, violaceo in altro e verdogolo alla fauce.
Tassonomia filogenetica
Magnoliophyta
Monocotiledoni   
Ordine       Asparagales
Famiglia   Asparagaceae Juss.   
Genere       Muscari Mill.

Etimologia

Secondo alcuni autori il nome del genere pare derivare dal Sanscrito mushka = testicolo, a causa della forma dei bulbi, mentre per altri lo fanno derivare dal greco moderno moschàri ="giacinto a grappolo" o dal greco classico mòschos ="muschio" per l'odore di alcune specie di questo genere. Il nome specifico dal latino comosum = chiomato allude al "fiocco" dei fiori sterili.
Il sinonimo Leopoldia è in onore del Granduca di Toscana Leopoldo II.
Curiosità: in Spagna è anche chiamata Hierba de los amores, e Dioscorides attribuiva ai suoi bulbi proprietà calorifiche e stimolanti il coito.

Usi alimentari

Da R. Chiej Gamacchio : Piante selvatiche - come riconoscerle, raccoglierle e usarle in cucina - Giunti Demetra 2010

Si usano i bulbi quando sono al massimo del loro turgore, prima della fioritura. Ciò può creare confusione con altre bulbacee non commestibili. E' opportuno pertanto ricordare dove si sono visti i fiori per poter raccogliere in sicurezza l'anno seguente. I bulbi sono preparati come le cipolle e possono sostituire totalmente queste ultime. Sono consumati anche crudi o conservati sotto aceto. Al forno e nelle minestre forniscono un cibo prezioso e ricercato.

Da http://etnobotanica.altervista.org/etnobotanico/modules/rubriche/item.php?itemid=31

Impieghi e storia
La Leopoldia comosa (L.) Parl. è sempre stata considerata in passato, una delle piante maggiormente conosciute e consumate nell’alimentazione quotidiana.
Oreste Mattirolo nella Phytoalimurgia Pedemontana la chiama Muscari comosum (L.) Mill. ma attualmente è considerata appartenente al genere Leopoldia (Pignatti, 1982).
E’ sempre stata una pianta rinomata non solo in Italia ma anche all’estero. Documenti testimoniano che era comunemente raccolta in Grecia o in altri paesi mediterranei.
Nella tradizione popolare, soprattutto in Piemonte, era nell’Ottocento un alimento apprezzato per le sue qualità organolettiche. Veniva chiamato comunemente cibo di Cucolo, nome derivato, secondo il Mattirolo dal fatto che le prime foglie si sviluppano in corrispondenza dei primi tepori primaverili, che la tradizione popolare associa al ritorno del cuculo (Gallino e Pallavicini, 2005). In ciascuna regione italiana però ha il suo nome dialettale ed era consuetudine raccoglierlo in tempi differenti a seconda delle condizioni climatiche e delle latitudini. In Puglia, per esempio, venivano raccolti i bulbi da dicembre a marzo al momento della fioritura; in Piemonte, invece, da aprile a maggio durante l’inizio della vegetazione, momento in cui è presente, al loro interno, la massima quantità di sostanze di riserva. La raccolta dei bulbi avveniva in Grecia da febbraio a marzo, durante i giorni che precedevano la Quaresima Pasquale.
Nella Phytoalimurgia Pedemontana vengono anche segnalati i modi differenti con cui venivano preparati i bulbi nell’Ottocento in Piemonte: questi potevano essere preparati in insalata, previa lessatura, conditi con sale, pepe, aceto o succo di limone, o fritti, (serviti o al naturale o conditi con salsa in agro-dolce o con burro e formaggio) o infine conservati sotto aceto (Mattirolo, 1918). Per eliminare il tipico sapore amaro il Mattirolo suggeriva di lessarli in due acque successive.
In Grecia costituivano uno dei principali alimenti dei giorni di digiuno delle quaresime. I bulbi dopo essere stati conservati sotto aceto, venivano conditi con olio e succo di limone e mangiati con il pane o precedevano i piatti di carne.
In Siria e in Egitto venivano comunemente mangiati in insalata o cotti semplicemente con il burro (Mattirolo, 1918).
Attualmente il consumo di Leopoldia comosa è molto limitato; in alcune località con i bulbi si preparano frittate, torte salate, minestre o possono essere utilizzati come succedaneo delle cipolle (Gallino e Pallavicini, 2005).
Negli Annali della Reale Accademia dell’Agricoltura del 1918 veniva pubblicato un articolo sull’utilizzo dei bulbi di Muscari comosum (=Leopoldia comosa).

Da http://www.dipbot.unict.it/alimurgiche/scheda.aspx?i=24
Nell’Italia meridionale e in varie parti della Sicilia la tradizione fitoalimurgica include il Lampascione fra gli erbaggi più ricercati e appetiti; di contro, nel territorio etneo esso è poco utilizzato poiché non tutti gli abitanti lo considerano pianta edule. I bulbi del Lampascione si cucinano in vari modi, dopo aver eliminato le tuniche esterne coriacee.
Se sull’Etna il Lampascione è una pianta poco appetita, in alcune regioni dell’Italia meridionale, invece, come Puglia e Calabria, esso viene persino coltivato.

Da http://www.civiltacontadina.it/modules/smartsection/item.php?itemid=23
Il modo migliore è cuocerli alla brace o sotto la cenere del camino con la loro tunichetta, altrimenti sbucciateli e lasciate i bulbi a bagno per una notte e lessateli; potreste anche metterli sottolio o sottoaceto o cuocerli con le patate al forno.

Da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=11124
In cucina il bulbo sotterraneo di questa pianta trova gli stessi impieghi delle cipolle: crudo nelle insalate o cotto come componente di sughi o bolliti in agrodolce, e viene anche conservato sottaceto per antipasti o contorni.
Fa parte dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali lucani riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

http://www.piantespontaneeincucina.info/documenti/schede_delle_principali_specie_della_tradizione_alimentare/leopoldia_comosa.pdf
Ai lampascioni, nelle aree in cui è diffuso il consumo, sono state attribuite anche funzioni terapeutiche. Oltre che a scopi diuretici e antinfiammatori, in virtù della ricchezza di mucillagini, i bulbi ridotti a impiastri venivano usati sulle pelli arrossate o per la maturazione dei foruncoli, ascessi e altre infezioni cutanee o sottocutanee. Si utilizzava anche un cataplasma caldo contro l'artrite. In cucina si usano i bulbi, di grandezza variabile e particolarmente apprezzati da chi ama i toni amari, che per quanto possano essere ampiamente ridotti da una lunga permanenza in acqua fredda con cambio frequente della stessa, tuttavia permangono e si avvertono in maniera più o meno evidente a seconda della preparazione e degli accostamenti con gli altri alimenti. I lampascioni, opportunamente preparati costituiscono un tradizionale e buon contorno per molte pietanze. Visto l'ampio uso in alcune aree le ricette si sprecano. Possono essere utilizzate in zuppe e frittate ma, dopo essere stati scottati, cotti alla brace o lessati, è frequente la conservazione in agrodolce o sottoaceto o in olio e aromi vari per un utilizzo successivo. Non mancano esempi di consumo a crudo dei bulbi (in Sardegna), come per le cipolle. Oltre la Puglia si segnalano qui e là utilizzi tipici, come in alcune località della provincia di Catania, dove i lampascioni entrano anche nelle polpette del luogo, o in aree ristrette della Basilicata, dove si accompagnano al vin cotto.

Proprietà

Da http://etnobotanica.altervista.org/etnobotanico/modules/rubriche/item.php?itemid=31
La Leopoldia comosa (L.) Parl. contiene al suo interno numerosi componenti nutrizionali; in particolare è ricca di olii essenziali, di vitamine e di sali minerali. Nella fitoterapia popolare, venivano utilizzati i bulbi a uso interno per le loro proprietà diuretiche, antinfiammatorie, emollienti ed astringenti; il loro uso esterno era consigliato per curare le scottature e le infiammazioni cutanee.

Da R. Chiej Gamacchio : Piante selvatiche - come riconoscerle, raccoglierle e usarle in cucina - Giunti Demetra 2010
Contiene tannino, mucillagine, gomma, ecc..

Da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=11124
Ha proprietà diuretiche ed emollienti e tra i suoi principio attivi sono zuccheri e mucillagini. E’ una pianta con proprietà molto vicine a quelle della cipolla, e viene usata per stimolare le secrezioni urinarie e, per uso esterno, quale emolliente e rinfrescante su pelli irritate, secche e foruncolose.

IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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