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Cicerchia pisellina

Lathyrus ochrus (L.) DC.

Famiglia

Fabaceae

Ordine

Fabales

Sottoclasse

Rosidae

Classe

Magnoliopsida

Descrizione

Basionimo: Pisum ochrus L. - Sp. Pl.: 727 (1753)Forma Biologica: T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.Descrizione: Pianta erbacea annua, alta 20-60 cm, con fusto scandente o prostrato e di consistenza gracile con ali di 2-5 mm.Foglie ridotte all'asse appiattito ed alato, ossia trasformate in fillodi, larghe 1-2 cm; foglie superiori con 1-2 segmenti irregolari con cirri ramosi; stipole mascherate dalle ali del fusto che si saldano al fillodio e rilevabili dalla presenza di uno o due dentelli.Fiori solitari o al massimo in coppia su peduncoli piú corti dei fillodi, ermafroditi, pentameri e zigomorfi; calice con tubo campanulato di 4 mm con 5 dentelli acuminati; corolla papilionacea gialla, composta da 5 petali; vessillo spatolato, eretto e ripiegato in alto); petali inferiori concresciuti a forma di carena ottusa; 10 stami monadelfi, ovario supero e uniloculare, stilo ricurvo, appiattito e pubescente sul lato interno con stimma apicale.Frutto : legume glabro con 2 ali sul dorso e nervi reticolati.Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).Antesi: Aprile - GiugnoDistribuzione in Italia: E' presente in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, SardegnaHabitat: Incolti erbosi, campi dal livello del mare fino a 1000 metri.Note di Sistematica: Il genere Lathyrus comprende più di un centinaio di specie di cui 35 vivono spontaneamente in Italia. Lathyrus ochrus (L.) DC. è però abbastanza inconfondibile per il fusto con ali molto più larghe rispetto ad altre specie a fusto alato.Tassonomia filogeneticaMagnoliophytaEudicotiledoniRosidiOrdine     Fabales BromheadFamiglia Fabaceae Lindl.Tribù     LathyreaeGenere     Lathyrus MillerEtimologia: Il nome del genere deriva dal greco "láthyros" e questo da "la" intensificativo e "théro" io riscaldo, o da "létho" io sono nascosto. Nel primo caso si farebbe riferimento alle presunte proprietà afrodisiache di alcune piante del genere.Il nome specifico deriva dal greco "okhrós" giallo, giallastro.

Links:

http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=9608http://luirig.altervista.org/flora/taxa/index2.php?scientific-name=lathyrus+ochrushttp://yogurtzine.blogspot.it/2007/10/cicerchia-deliziosa-o-velenosa.htmlhttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Latirismo&oldid=57215013

Usi alimentari

Buona pianta foraggera.Era usata a scopi alimentari dagli antichi Egizi e dai Greci. Era usata a scopo alimentare in passato anche in Italia ed, in generale, in tutto il bacino mediterraneo. Va però ricordato che il seme di queste piante può contenere un amminoacido tossico che in quantità rilevanti e prolungate causa danni al sistema nervoso con paralisi degli arti inferiori (latirismo).

Oggi è commercializzata nell'area di Bodrum in Turchia e a Creta ne vengono utilizzate le foglie e gli steli teneri in insalata.E' infine una fonte importante di cibo in Etiopia, India, Pakistan e Bangladesh. Attraverso i metodi di cottura circa il 90% della sostanza tossica può essere rimossa. Nonostante i numerosi tentativi di dissuasione dall'uso di questa e delle altre specie eduli della famiglia Lathyrus, L'utilizzo continua, soprattutto nei periodi di carestia.

Proprietà

Il latirismo o neurolatirismo è l'intossicazione attribuita all’abuso di legumi del genere cicerchia (Lathyrus) che provoca una sindrome neurotossica caratterizzata da convulsioni e disturbi agli arti inferiori (paralisi) dopo lunghi periodi di assunzione.Dovuta all'aminoacido β-N-Oxalyl-L-α,β-diaminopropionico acido, è diffusa soprattutto nel continente asiatico.La causa è l'impedita maturazione del collagene in seguito al blocco della formazione di legami intermolecolari. Il blocco interessa la sintesi di desmosina e isodesmosina, importanti nei legami crociati delle fibre elastiche.

Da studi eseguiti una ventina d’anni fa si è chiarita l’etiopatogenesi del latirismo. In pratica le cicerchie (cioè i granelli eduli) contengono una sostanza tossica resistente alla cottura, la beta-N-ossalilammino-L-alanina, indicata con l’acronimo BOAA, che è un amminoacido non facente parte delle proteine e che interferisce con i recettori neuronici per l’acido glutammico, provocando degenerazione delle vie corticospinali, con comparsa dapprima di disturbi funzionali e poi di paralisi spastica irreversibile degli arti inferioriNell’ultimo scorcio dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento il latirismo era una malattia riportata nei trattati anche se in maniera imprecisa. Poi negli anni Trenta vi furono dei progressi e adesso anche l’Enciclopedia Italiana (Treccani) menziona la cicerchia alla voce “Tossicologia”, tra gli avvelenamenti di origine alimentare da sostanze quasi costantemente tossiche, erroneamente usate come alimenti: es. pesci velenosi in modo permanente; funghi velenosi; semi di ricino; cicuta scambiata per prezzemolo; semi di mandorle amare o di pesche; semi di cicerchia che determinano il latirismo.Dopo gli anni Cinquanta, invece, la malattia scomparve dai testi di medicina, non perché fosse stato dimostrato che le cicerchie erano ingiustamente accusate, ma perché oramai, essendo divenute un cibo molto raramente consumato in Italia, non si verificavano più intossicazioni.Purtroppo negli ultimi anni in Italia stiamo assistendo ad un ritorno della cicerchia in uno scenario di recupero di cibi tradizionali. Così la Regione Umbria ha inserito la cicerchia fra i prodotti agro-alimentari tradizionali. In Campania la sua popolarità e diffusione è dimostrata dalle frequenti citazioni sulla stampa quotidiana.Con questo rinnovato interesse per la cicerchia ed il conseguente aumentato consumo è possibile che prima o poi anche in Italia si abbia la ricomparsa di qualche caso di latirismo, la cosa grave è che siamo del tutto impreparati a tale eventualità. Molti medici e molti laureati in agraria ignorano la tossicità della cicerchia, per non parlare della gente comune.

IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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