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Asfodelo mediterraneo

Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv.

Famiglia

Xanthorrhoeaceae

Ordine

Liliales

Sottoclasse

Liliidae

Classe

Liliopsida

Descrizione

Sinonimi: Asphodelus ramosus L. p.p., Asphodelus aestivus Auct.fl.ital.. non Brot., Asphodelus chambeironi Jord.

Nomi volgari: Asfodelo ramoso, Asfodelo mediterraneo, Porraccio, Serbussu (Sardegna). Morfologia: pianta perenne, rizomatosa, di aspetto erbaceo, fusti eretti, robusti e cilindrici, alta fino a 1 metro. Le foglie sono tutte radicali, nastriformi, a sezione triangolare e larghe 2-4 cm, lunghe sino a 70 cm, coriacee, glabre, caduche. I fiori melliferi e profumati, peduncolati formano infiorescenze riccamente ramificate, piramidali, sono muniti di una brattea lanceolata, lunga quanto il peduncolo. Sei tepali liberi, allungati, con apice ottuso, carnosi, bianchi striati di verde esteriormente, rosati con venatura mediana rosso-marrone interiormente. I frutti sono capsule ovali tripartite che contengono numerosi semi neri. Distribuzione, habitat, fioritura: pianta di origine mediterranea tipica dei climi secchi, propria delle zone prive di copertura arborea, dei terreni sassosi e troppo pascolati; la sua presenza indica un terreno degradato. In Italia è comune delle regioni centro-merdionali che si affacciano sul mare; fiorisce da marzo a maggio sino a 1.200 m. Fiore sacro per gli antichi greci e romani, associato alla resurrezione, anche Omero ne parla nell'Odissea; ancora oggi in alcuni paesi dell'area mediterranea è associato al regno dei morti. In Corsica il giorno di Ognissanti i fiori dell'Asphodelus microcarpus, vengono imbevuti nell'olio d'oliva, per farli poi bruciare come piccoli lumi sulle tombe dei propri cari. In Europa fa parte delle piante protette. Questo genere comprende una quindicina di specie annuali e perenni, originarie delle regioni mediterranee e dell'Asia minore.

Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.

Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).

Asphodelus: deriva dal greco a = non, spodos = cenere e elos = valle; cioè valle di ciò che non è stato ridotto in cenere. Il nome deriva dal fatto che gli asfodeli ricoprono garighe di sovente soggette ad incendi; microcarpus: indica i frutti piccoli di questa specie di asfodelo in rapporto ai frutti più grandi di una specie simile, l'Asphodelus cerasifer; ramosus: indica la presenza di numerosi rami nello scapo fiorale; mediterraneo: indica la sua predilezione per il bacino mediterraneo.

 Link utili:

http://www.funghiitaliani.it

http://rizotomos.blogspot.it

http://www.lentinionline.it

http://www.garganoverde.it

http://http://www.mediterraneancraftsarchive.it

http://www.actaplantarum.org

Usi alimentari

I tuberi sono commestibili, durante la prima guerra mondiale pare abbiano costituito un'importante fonte di cibo, per il contenuto in amido possono essere usati per la panificazione; le foglie fresche sono impiegate nella produzione di formaggi tipici pugliesi; sembra siano utili anche per tenere lontane le zanzare.

Gli autori antichi citano molte ricette per cucinare la radice (tuberi). Teofrasto sostiene che i tuberi sono la parte migliore e si usa mangiarli con i fichi, ma riferisce anche altri usi culinari e medicinali. Plinio a sua volta afferma che i tuberi venivano cucinati nella cenere con l'aggiunta di sale e olio. Dell'asfodelo, rammenta, era ghiotto Pitagora mentre Plutarco scrive che si offrivano asfodeli e malve sull'altare di Apollo come ricordo del primo nutrimento degli uomini.La medicina greca lo raccomandava anche come contravveleno e panacea universale: Plinio, confermato da Dioscoride, fornisce molte ricette: i tuberi cotti e usati nella preparazione di tisane erano consigliati come ricostituenti; ridotti in poltiglia erano utili per curare le giunture e i nervi, mentre i semi nel vino guarivano morsi e punture di serpenti e scorpioni. Nel cuore del Medioevo Alberto Magno, considerandola erba saturnina, ne lodava le seguenti proprietà: "se il tubero è poco cotto, gli indemoniati che la portano addosso sono liberati, non soffrono che il demonio stia in casa, e se fossero fanciulli alla dentizione, metterebbero i denti senza dolore, e se l'uomo porta di notte la sua radice sarà preservato da qualunque disgrazia".

Proprietà

In realtà l'asfodelo non è mai stato utilizzato su vasta scala per scopi terapeutici, ma è pianta molto nota in cosmetica. Gli si riconoscono tuttavia proprietà diuretiche, antispastiche e anticatarrali. Il suo uso interno però è molto limitato.

Per uso esterno si utilizza l'asfodelo per le sue proprietà astringenti, schiarenti, lenitive, emollienti, rinfrescanti e decongestionanti. Per queste proprietà viene utilizzato in tutti gli sfoghi cutanei per ridurre l'infiammazione ma soprattutto contro l'eritema solare.

I tubercoli freschi hanno poi un impiego molto curioso: schiariscono le efelidi.

Preparazioni

Uso esterno: si utilizza il decotto di tubercoli secchi nelle dermatosi e scottature solari.

Si prepara usando 50 g di tubercoli secchi di asfodelo per litro di acqua. Si lascia bollire per un'ora, avendo cura di mescolare di tanto in tanto. Si preparano compresse imbevute di questo decotto, che si applicano sulla cute irritata per un'ora o più. Bisogna però non applicarle su piaghe o escoriazioni.

Uso cosmetico

Si utilizzano i tubercoli freschi ridotti in poltiglia. La poltiglia serve per preparare maschere schiarenti la pelle del viso, in particolare con efelidi. Si può anche evitare di preparare la maschera se la zona interessata ha una superficie limitata: in questo caso la polpa dei tubercoli si pone solo su tale zona, operando un leggero massaggio. L'operazione può essere ripetuta per più giorni, alla sera, non più comunque di una volta al giorno. Già dalle prime applicazioni si notano i risultati.

Raccolta e conservazione

Le radici tuberizzate o tubercoli vanno raccolte in periodo di riposo della pianta, cioè al termine della fioritura e conseguente fruttificazione, da settembre a ottobre. In primavera, quando riprende la vegetazione, la pianta ha un'attività minore. Si utilizza, per sradicarla, una zappetta o un comune piccolo attrezzo orticolo utile allo scopo.

Si ripuliscono i tubercoli dal terriccio senza lavarli, si tagliano a tondelli e si pongono a essiccare per due giorni al sole, poi se ne termina l'essiccamento all'ombra in locale ben aerato ed eventualmente riscaldato. Bisogna prestare particolare attenzione, perchè la radice di asfodelo tende con facilità ad ammuffire, e occorre rimuoverla frequentemente. Meglio essiccare in stufa, a temperatura non superiore ai 50 gradi. se si dispone di questa apparecchiatura.

Si conserva in sacchetti di tela, in locale ben asciutto e fresco. L'asfodelo va rinnovato tutti gli anni.

IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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