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Sovranità alimentare e diritto alla terra

Il cibo non è una merce. Ha un valore che va oltre l’aspetto economico. Può fare bene o male a seconda di come è prodotto e trasformato perché nutre non solo il corpo ma anche lo spirito. Non ce ne accorgiamo subito ma molte delle patologie che affliggono la nostra società dipendono dal cibo.

Tornare alla sovranità alimentare significa quindi in primo luogo condividere la fatica ed il piacere del cibo fra chi lo produce e chi lo consuma riconoscendone il valore intrinseco e la peculiarità di questa relazione.

Sovranità alimentare è quindi il diritto di produrre, trasformare, commercializzare e consumare il cibo secondo natura e non come delle leggi economiche ci impongono di fare. Bensì produrre senza usare prodotti chimici, senza ogm, coltivando le varietà locali, seguendo i ritmi naturali, serve ad avere un cibo ricco di qualità nutrizionali, di principi attivi, di essenza della vita. È il consumatore che deve poter scegliere il cibo che preferisce in base alla propria consapevolezza anche a dispetto delle norme vigenti, ingiuste perché penalizzano il piccolo contadino.

Senza sovranità territoriale non vi può essere sovranità alimentare. Cardine della sovranità territoriale è la comunità locale alla quale deve essere restituito il potere decisionale su ogni aspetto che riguarda la gestione del proprio territorio inteso come bioregione.

(Da un articolo di Mario Cecchi)

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