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Decrescita, sovranità alimentare ed agricoltura di sussistenza

L’economia mondiale ha deragliato perché da oltre un ventennio è guidata da piloti in stato di ebbrezza. L’ubriacatura neoliberista: niente Stato, il mercato totalmente libero di seguirel’istinto predatorio. Alla fine l’auto ha sbandato, è finita fuori strada ed è rotolata giù per la scarpata.

Da una ricerca pubblicata su Nature nel maggio 2003, risulta che negli oceani è rimasto solo il 10% dei grandi pesci esistenti nel 1950. Sono stati decimati perfino i merluzzi, un tempo così numerosi da rallentare le navi che transitavano nel Nord Atlantico.Potremmo parlare delle foreste. Agli inizi del 1900 la superficie mondiale coperta a foresta era 5 miliardi di ettari. Alla fine del secolo era 3 miliardi di ettari: una perdita secca del 40%.

Si è sempre detto che il pianeta Terra è in condizione di garantire cibo non a sei, bensì a dodici miliardi di persone, ma dobbiamo stabilire di che cibo parliamo.

Esaurimento di risorse e accumulo di rifiuti sono chiari segnali di un sistema che sta divorando se stesso. Il tutto mentre metà della popolazione mondiale non ha ancora conosciuto il gusto della dignità umana.

Non siamo più nel Novecento quando si poteva pensare di fare giustizia portando tutti gli abitanti del pianeta al nostro stesso tenore di vita. Oggi il pianeta non ce la farebbe a garantire a tutte le famiglie del mondo l’automobile, la lavatrice, il frigorifero,guardaroba stracolmi, una dieta a base di carne. È stato calcolato che se volessimo estendere a tutto il mondo il tenore di vita degli americani ci vorrebbero cinque pianeti: uno come campi, uno come oceani, uno come miniere, uno come foreste, uno come discarica di rifiuti.

La salvezza del pianeta è la sovranità alimentare, la decrescita economica di pari passo con la crescita spirituale, l'agricoltura svincolata dal mercato ed orientata all'autorealizzazione.

Il futuro dell'umanità è nella terra, nell'autoproduzione del cibo, nella ricerca di relazioni autentiche.

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