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Tribolo

Tribulus terrestris L.

Famiglia

Zygophyllaceae

Ordine

Sapindales

Sottoclasse

Rosidae

Classe

Magnoliopsida

Descrizione

Morfologia

Pianta erbacea annuale cespitosa con fusti prostrato-striscianti, lunghi 10-100 cm, pubescenti e ruvidi.

Foglie paripennate e opposte, divise in 8-14 segmenti ellittici di 2-3 x 6-8 mm, con rachide di 2-4 cm e provviste di piccole stipole triangolari.

Fiori ermafroditi, attinomorfi e solitari disposti all'ascella delle foglie su brevi peduncoli di 2-4 mm.

Corolla con 5 petali gialli, obovato-oblunghi e smarginati, di 4 mm.

Sepali di 3 mm.

Stami 10, stilo 1 con disco stimmatico 5-fido, ovario supero.

Il frutto è uno schizocarpo che giunto alla maturazione si divide in 5 mericarpi indeiscenti di 8-10 mm, disposti a stella, rivestiti di tubercoli setolosi spinescenti e muniti ciascuno di due spine robuste cornee allungate e due più corte in basso;

ogni mericarpo contiene 2-3 semi di 1,8-2 x 1-1,3 mm, ottusi, lisci, biancastri.

Disseminazione eriofila, ma le spine spesso feriscono le zampe degli animali.

Nomi volgari

Tribolo, basapiè, caciarello.

Forma Biologica

T rept - Terofite reptanti. Piante annue con fusti striscianti sul terreno.

Tipo corologico

Cosmop. - In tutte le zone del mondo, senza lacune importanti.

Antesi

Maggio÷Ottobre

Distribuzione in Italia

Presente in tutto il territorio, isole incluse, in luoghi a substrato sabbioso, ma più frequente nelle regioni meridionali.

Avventizia in Trentino Alto Adige.

Habitat

Incolti aridi sabbiosi e luoghi arenosi specialmente marittimi, bordi stradali, ruderi, dal piano a 800 m.

La sua diffusione all'interno avviene soprattutto lungo le linee ferroviarie.

Note di Sistematica

La famiglia delle Zygophyllaceae è rappresentata nella flora italiana da altri due generi:

  • Fagonia cretica L.
  • Zygophyllum fabago L.

Etimologia

Il nome del genere deriva dal gr. "tribolos" > lat. "tribulus", "spino".

Il nome che designava un'armatura metallica bellica composta da tre o quattro punte aguzze e che veniva usata per ostacolare l'avanzata dei cavalli, si riferisce alla forma dei frutti molto pungenti.

L'epiteto lat. "terrestris" allude al portamento prostrato della pianta.

Usi alimentari

Le parti aeree di Tribulus terrestris contengono beta-carboline.

Negli ovini la continua ingestione della pianta può determinare l’accumulo di tali sostanze a livello del sistema nervoso centrale con conseguente insorgenza di disordini locomotori progressivi ed irreversibili.

Proprietà

Principali costituenti

Saponine: (terrestrosine, dioscina, gracillina, saponina kikuba, protodioscina, neoecogenina glicoside e tribulosina).

Glicosidi flavonici.

Alcaloidi (armina, armalina, armano e tetraidroarmina).

Resine, aminoacidi, nitrati e olii.

Uso storico

Il Tribulus terrestris è impiegato da tempo immemorabile nella tradizione erboristica asiatica, in particolare ayurvedica.

La medicina popolare indiana, cinese, bulgara e di altri paesi la utilizza per la cura dell’impotenza, dell’edema, del gonfiore addominale e per la cura delle malattie cardiovascolari.

Le vengono attribuite virtù curative per le disfunzioni sessuali.

Uso attuale

Il Tribulus terrestris è utilizzato come tonico geriatrico e per il trattamento della debolezza generalizzata nella medicina ayurvedica.

Preparazioni a base di estratto di Tribulus terrestris sono in vendita come integratori alimentari che vantano un’azione stimolante generale dell’attività motoria e del tono muscolare.

Il Tribulus terrestris viene pubblicizzato in rete come “un potente afrodisiaco in grado di influire favorevolmente sulla sfera sessuale, come una pianta dalle proprietà tonico-energizzanti, anabolizzanti, stimolanti dell’attività sessuale e spermatogeniche”.

Viene altresì utilizzato da alcuni atleti in quanto si ritiene essere in grado di aumentare lo stimolo della produzione di steroidi androgeni da parte delle gonadi secondo un meccanismo ancora poco chiaro.

Proprietà farmaco-tossicologiche

La protodioscina è una saponina steroidea che costituisce circa il 45% dell’estratto ottenuto dalle parti aeree del Tribulus terrestris.

La sostanza è in grado di incrementare la produzione endogena di testosterone, diidrotestosterone, ormone luteinizzante (LH), deidroepiandrosterone (DHEA) e deidroepiandrosterone solfato (DHEA-S).

Grazie a questi effetti nell’animale da esperimento si verifica un aumento della spermatogenesi e della frequenza di accoppiamenti.

Nel coniglio in particolare è stato dimostrato che il composto stimola il rilascio di monossido d’azoto (NO) da parte dell’endotelio vasale dei corpi cavernosi esercitando così un effetto pro-erettile.

Il meccanismo alla base di questo effetto sembra coinvolgere anche il pathway degli ormoni steroidei.

Sebbene nell’uomo la protodioscina sia utilizzata per il trattamento delle disfunzioni erettili va sottolineato che la sua efficacia non è stata ancora dimostrata.

In uno studio condotto contro placebo su un gruppo di giovani volontari, sono stati rilevati i livelli serici di testosterone, androstenedione ed ormone luteinizzante dopo somministrazione di Tribulus terrestris alle dosi di 10 e 20 mg/kg.

Dopo 4 settimane di trattamento, tali valori sono risultati simili a quelli dei non trattati.

Un ulteriore studio condotto contro placebo su 15 atleti ha dimostrato che l’assunzione per otto settimane di un prodotto a base di Tribulus terrestris (3,21 mg/kg/die) non ha determinato differenze significative tra gli assuntori ed i controlli (che assumevano placebo) sia per quanto riguarda la massa muscolare che la resistenza alla fatica.

Uno studio cinese condotto su 406 pazienti affetti da angina pectoris ha dimostrato che la protodioscina può essere utile nel trattamento di questa patologia cardiaca grazie ai suoi effetti coronarodilatatori.

Il consumo di estratti di Tribulus terrestris può ridurre in maniera significativa i lipidi e contrastare il danno da disfunzione endoteliale vasale causato dall’iperlipidemia indotta sperimentalmente nel coniglio.

Gli estratti di Tribulus terrestris possiedono inoltre proprietà antitumorali e antibatteriche nei confronti di Staphylococcus aureus e di Escherichia coli.

Le saponine contenute nel tribolo possiedono proprietà antifungine nei confronti di ceppi di Candida albicans farmaco-resistenti.

Infine, l’estratto acquoso della pianta è in grado di influenzare anche il metabolismo dell’ossalato inibendo la glicolato ossidasi e la glicolato deidrogenasi.

Questo effetto si traduce, in definitiva, in una riduzione dell’iperossaluria, una delle principali cause della formazione di calcoli renali.

Uno studio eseguito sui ratti con la finalità di valutare gli effetti del Tribulus terrestris sul sistema endocrino ha evidenziato un’azione positiva sulla produzione degli spermatozoi in associazione a livelli immodificati di ormoni androgeni in circolo.

Lo stesso studio non ha messo in rilievo alcun effetto a livello dei tessuti di organi sensibili all’azione ormonale quali la prostata, le vescicole seminali, l’utero e la vagina.

Tossicità

Le parti aeree di Tribulus terrestris contengono beta-carboline.

Negli ovini la continua ingestione della pianta può determinare l’accumulo di tali sostanze a livello del sistema nervoso centrale con conseguente insorgenza di disordini locomotori progressivi ed irreversibili.

Non sono noti dati di tossicità acuta della protodioscina.

Effetti avversi

In letteratura è stato descritto il caso clinico di un ragazzo di 21 anni che aveva assunto cronicamente prodotti a base di Tribulus terrestris per migliorare le proprie performance atletiche.

In seguito all’uso di tale prodotti il giovane ha sviluppato ginecomastia con alterazione del profilo ormonale (riduzione dei livelli di FSH, di LH e di testosterone con livelli normali di prolattina, estradiolo e progesterone);

tale alterazione si è risolta solo dopo che il ragazzo ha sospeso l’assunzione del Tribulus terrestris.

Fonti

  • http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=5820
  • http://old.iss.it/binary/drog/cont/Schede_T.pdf
  • http://lola.mondoweb.net/viewtopic.php?f=17&t=23592 (link non funzionante)
  • http://www.integratoriproaction.com/tribulus-terrestris.html (link non funzionante)
IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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