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Lentisco

Pistacia lentiscus L.

Famiglia

Anacardiaceae

Ordine

Sapindales

Sottoclasse

Rosidae

Classe

Magnoliopsida

Descrizione

Pianta sempreverde a portamento arbustivo alto 1 -3 m, raramente arboreo alto 6-8 m, con accentuato odore di resina; chioma generalmente densa per la fitta ramificazione, di forma globosa, con rami a portamento tendenzialmente orizzontale; corteccia squamosa di colore cenerino nei giovani rami e bruno-rossastro nel tronco; legno di colore roseo.

Foglie

Alterne, paripennate, glabre, di colore verde cupo, con 6-10 segmenti ottusi ellittico-lanceolati a margine intero e apice ottuso, lunghi fino a 30 mm, coriacee, glabre, con piccolo mucrone apicale e rachide leggermente alato.

Fiori

Unisessuali, attinomorfi, pentameri, tetraciclici, in pannocchie cilindriche brevi e dense disposte all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente.

Fiori maschili

Con 4-5 stami ed un pistillo rudimentale, vistosi per la presenza di stami di colore rosso vivo.

Fiori femminili

Verdi con ovario supero; petali assenti.

Frutto

Drupe globose o lenticolari, di diametro 4-5 mm, carnose, rossastre, tendente al nero a maturità, contenenti 1 seme.

Forma Biologica

P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.

P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Tipo corologico

S-Medit. - Coste meridionali atlantiche e mediterranee.

Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).

Fioritura

Marzo - Maggio

Habitat

È una pianta eliofila, termofila e xerofila che vegeta dal livello del mare fino a 600 metri. Tipico componente della macchia mediterranea sempreverde spesso in associazione con l'olivastro, la fillirea e il mirto; molto adattabile per il terreno, predilige però suoli silicei. Non è specie colonizzatrice ma può assumere aspetto dominante nelle fasi di degradazione della macchia, in particolare dopo ripetuti incendi.

Note di Sistematica

Il genere Pistacia è presente in Italia con 3 specie: Pistacia lentiscus L., Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus e Pistacia vera L. L'ultima ha portamento essenzialmente arboreo e foglie pubescenti a 1-5 segmenti ovati; è coltivata, soprattutto in Sicilia, per il seme commestibile e talvolta inselvatichita. Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus si differenzia da Pistacia lentiscus L. per le foglie imparipennate e l'infiorescenza a pannocchia ramosa più grande; è specie meno termofila.

Etimologia

Il nome del genere deriva dal greco "pistákion", assonante con il persiano "pistáh" ricco di farina. Il termine lentìscus identificava in latino questa specie. La parola “mastice”, attualmente nome generico di sostanza adesiva, deriva dal greco “mastìche”, che indicava specificamente la resina chiara prodotta dal lentisco per incisione del fusto e dei rami ed utilizzata ad uso masticatorio.

Sin dall'antichità (Dioscoride, Ippocrate, Galeno, Plinio) erano apprezzate le sue molteplici proprietà. Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale”, suggerisce di utilizzare l'olio ricavato dai frutti e mescolato a cera per medicare le escoriazioni e le foglie fresche per le infiammazioni del cavo orale. In Grecia la pianta era consacrata a Dictymna, una ninfa di Artemide che amava adornarsene; poiché analogo uso ne facevano le vergini elleniche, nel tempo questa pianta è rimasta legata ai simboli di purezza e verginità.

Caratteristiche agronomiche

Il lentisco ha notevole importanza ecologica per la rapidità con cui ripristina un buon grado di copertura vegetale del suolo denudato. È considerata una specie miglioratrice nel terreno. Il terriccio presente sotto i cespugli di questa specie è considerato un buon substrato per il giardinaggio. Per la sua rusticità è tra le più adatte all'impiego nella riqualificazione ambientale e per l'arredo verde di zone marginali o difficili, quali quelle in forte pendio e altamente rocciose.

I teneri germogli, freschi e poco tannici, sono appetiti dai ruminanti selvatici. Il lentisco si presta per essere impiegato come componente di giardini mediterranei e giardini rocciosi. Poiché resiste bene alle potature drastiche è adatto anche per la costituzione di siepi geometriche; la ramificazione fitta e le ridotte dimensioni delle foglioline si prestano bene a questo scopo.

Tra le specie spontanee, questa pianta è la più richiesta dal mercato floricolo per le sue fronde verdi recise che, per la delicatezza del fogliame, sono particolarmente idonee alla costituzione di composizioni floreali miste; tale massiccio uso con tagli indiscriminati sta causando seri danni in Albania, in Tunisia ma anche in sud Italia. Per ovviare a tale distruzione dell'habitat si è cominciato timidamente a coltivarlo.

Il legname del lentisco è apprezzato per lavori di intarsio e per piccoli lavori al tornio, grazie alla sua durezza e al bel colore rosso-venato. In passato veniva usato per produrre carbone vegetale e ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna delle pizzerie in quanto la sua combustione permette di raggiungere in tempi rapidi alte temperature.

Le foglie, ricche di tannini, venivano usate per la concia delle pelli.

La pianta rimane verde anche d'estate durante il periodo di maggiore aridità, grazie alla sua resistenza all'aridità. Ha una grande capacità pollonifera; anche se i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco, la pianta forma rapidamente nuova vegetazione dopo un incendio.

Usi alimentari

In passato i frutti venivano sottoposti a bollitura e a spremitura per estrarre un olio impiegato come combustibile per l'illuminazione e come succedaneo dell'olio d'oliva per l'alimentazione, soprattutto nei periodi di carestia o in caso di scarso raccolto dagli olivi e dagli olivastri.

La drupa del Lentisco può essere mangiata anche integra, come il pistacchio, appartenente infatti allo stesso genere del lentisco.

Anticamente le bacche erano usate per aromatizzare le carni e venivano usate in insalata insieme con altre erbe di prato o come mangime per gli uccelli.

Il mastice viene utilizzato, nel Mediterraneo Orientale, come sostanza da masticare, aromatizzante di bevande (es. vino), di gelati, di liquori.

Nell'alimentazione animale, il panello residuo dall'estrazione dell'olio è utilizzabile tale e quale come mangime, soprattutto per i suini, ed ha buone caratteristiche dietetiche.

Da questi frutti si estrae un olio molto aromatico che un tempo,specialmente dalle classi più povere, veniva utilizzato a scopo alimentare. Oggi c'è una spontanea rinascita dell'olio di lentischio ricco di Acidi Grassi Essenziali (acido oleico, linoleico e linolenico).

Le bacche del lentischio si raccolgono in autunno, si fanno bollire in acqua per mezz'ora, si scolano si mettono in un sacco di tela, si pressano per filtrare l'olio che poi viene brevemente sobbollito con qualche fico secco, per addolcirne il gusto pungente dei tannini. Una goccia, ma nel vero senso della parola, sui formaggi erborinati o a lunga stagionatura ne esalta il sapore dandogli una nota balsamica.

Proprietà

Il lentisco è una specie che in passato ha avuto una larga utilizzazione per molteplici scopi; oggi i suoi usi sono più limitati. Effettuando incisioni sul tronco e sui rami si ottiene una resina che si rapprende all'aria (mastice); essa ha un odore caratteristico e viene chiamato mastice di Chio.

Il mastice, se masticato, diventa una pasta malleabile che aderisce ai denti e, grazie alla sua azione antinfiammatoria e antisettica, combatte la gengivite, la piorrea e profuma l'alito.

L'olio essenziale prodotto dai frutti è considerato efficace nella cura dei reumatismi; esso ha proprietà balsamiche, antinfiammatorie, sedative ed antisettiche delle mucose; l'alto contenuto di sostanze tanniche ne fa un valido aiuto in caso di dissenterie, anche se l'uso del lentisco come pianta medicinale è attualmente sconsigliato per uso interno perché può provocare intossicazioni e fenomeni di intolleranza.

L'olio ricavato dai semi è usato in cosmetica per fare saponi con caratteristiche balsamiche ed antisettiche.

L'olio essenziale di Lentisco è un ottimo balsamico, tonificante e rinfrescante da aggiungere all'acqua del bagno. Può essere usato anche per profumare l'aria in casa.

La resina essiccata può essere utilizzata per profumare gli armadi e tenere lontano gli insetti.

Ancora oggi il mastice viene utilizzato come sostanza adesiva. Ha anche impieghi artistici: disciolto in essenza di trementina fornisce un'ottima vernice finale per i dipinti a tempera e ad olio soprattutto per restauri neutri su dipinti antichi.

Il fitocomplesso ricavato da Pistacia lentiscus è un olio essenziale ottenuto per idrodistillazione da foglie, frutti o dall'essudato del tronco (mastice). I principali costituenti degli oli ottenuti dal genere Pistacia sono i monoterpeni che presentano proprietà chemioterapiche.

Componenti principali

Idrocarburi Monoterpeni (α-pinene, β-pinene, δ3-carene, mircene, limonene, p-cimene), Idrocarburi Sesquiterpeni (longifolene, α−murolene, cadinene, β-cariofillene), Alcoli Monoterpenoli (α-terpineolo, terpinil-4-olo, fencolo, borneolo), Alcoli Sesquiterpenoli (α-cadinolo).

Modalità di Preparazione dell'Olio di Lentisco

Materiale occorrente:

– Due-tre chili di drupe di lentisco;

– Un torchietto;

– Diversi barattoli, recipienti e cucchiai per i vari travasi.

– Delle boccette per mettere l’olio estratto.

Tra Novembre e Gennaio si raccolgono alcuni chili di drupe scegliendo preferibilmente quelle nere (mature).

Una volta raccolte le drupe, bisogna pestarle fino ad ottenere una pasta piuttosto omogenea, che si lascia riposare rigirandole di tanto in tanto, facendo quello che nei frantoi delle olive si chiama gramolazione, possibilmente vicino ad una fonte di calore. Questo passaggio agevola l’unione delle micro goccioline di olio presenti nella pasta dei fruttini e facilita la rottura delle emulsioni acqua-oli facendoli così separare più facilmente durante l’estrazione.

Una volta pestate e rigirate si può cominciare la spremitura. Bisogna mettete l’impasto nel cestello del torchio e cominciate a pressare. È consigliato fare questa operazione con molta calma. Si noteranno le prime gocce di olio.

All’inizio della spremitura esce pochissimo olio e molto succo (abbastanza schiumoso): bisogna mettete questa prima parte in un primo barattolino in modo da avere già una prima divisione fatta. Arrivati a circa 3/4 del volume della spremitura comincia a uscire un po’ più di olio o comunque meno succo.

È consigliabile mettere questo in un secondo barattolino. Se è già abbastanza separato non conviene mischiarlo con l’altro. Quando sembra che non esca più nulla sarà utile mettere il torchio vicino a una fonte di calore: un camino o una stufa. L’olio uscirà con più facilità.

Quando non sarà più possibile girare, smontare il cestello e mettere la sansa rimasta di semini e bucce in un contenitore. Si potrà buttarla nell’umido, sparpagliarla in Natura nella speranza che i semi germoglino o metterla a seccare in un sacchetto di carta per avere un’ulteriore fonte di profumo.

Ora avviene la separazione.

Nel barattolino della prima parte del succo si comincerà a vedere una parte liquida, una parte densa e pochissimo olio. Conviene mettere in un colino una pezza di cotone pulita e mettete il tutto a colare. L’olio e il succo scenderanno, la parte densa rimarrà.

Man mano che passa il tempo l’olio (molto più leggero) sale in superficie e si può raccoglierlo con un cucchiaino. Se risulta troppo in fondo, aggiungere acqua e attendete che si formi uno strato d’olio. Pescare l’olio e aggiungerlo a quello della seconda spremitura.

Dopo che avrete lasciato riposare ancora (diciamo un giorno) potete fare un ulteriore filtraggio. Il succo tende ad andare giù e fin qui tutto bene, ma tende anche a formare dei coaguli in superficie, per cui basterà di nuovo prendere solo la parte in superficie facendola passare in un colino. L’olio scenderà e i coaguli resteranno.

A questo punto si può passare al terzo filtraggio, cui segue la raccolta del prezioso olio in boccette più piccole pronte per profumare il corpo, nutrire i capelli o idratare la pelle.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Fonti terredelsud.org
arcadia.forumup.it
floraitaliae.actaplantarum.org
antropocene.it
IMPORTANTE: si raccomanda di raccogliere le piante solo se si è sicuri della specie a cui appartengono, lontano da fonti di inquinamento e contaminazione come industrie, strade, rifiuti, torrenti inquinati, stalle ecc.

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