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Il giardino fitoalimurgico

In passato la cronica indigenza e soprattutto le frequenti carestie e le guerre costringevanol’uomo a ricercare soluzioni alimentari diverse dalle tradizionali e l’utilizzo delle piante spontanee era spesso l’unica soluzione disponibile. Il nostro Paese non ha, ancora per il momento, data la crisi economica in atto, urgenze simili, rimane però il fatto oggettivo che le piante spontanee sono ancora utilizzate per l’alimentazione umana. Le “piante alimurgiche” sono quindi “piante erbacee, suffrutici o alberi spontanei di cui uno o più organi o parti di essi vengono usati come alimento se raccolti ad un appropriato stadio del ciclo della pianta e preparati in maniera opportuna” (Bianco,2001).L’impiego delle piante spontanee in cucina è da sempre ben radicato nel nostro Paese in particolare nelle aree interne e nelle zone rurali, anche se in molti casi detto impiego è ad appannaggio unicamente delle persone più anziane. Ultimamente l’interesse verso questo utilizzo è legato alla salvaguardia e valorizzazionedella storia e delle tradizioni locali e del sapere popolare. Superato il problema della fame,il consumatore attento vuol trovare infatti sul piatto oltre alla pietanza anche un’emozione, un ricordo, un pezzo di storia e spesso attribuisce più valore a questi aspetti che non alla pietanza stessa. E’ crescente quindi l’interesse verso antichi aromi e sapori naturali, semplici e spontanei che fino a qualche decennio fa eranostati rimossi dalla memoria come segni dei tempi difficili. La valorizzazione della flora spontanea e dei suoi usi in cucina rappresenta in sostanza un’operazione di salvaguardia della biodiversità intesa nella sua accezione più ampia; la biodiversità infatti non è data solo dal numero di specie presenti in una zona, ma comprende anche i modi con cui le piante si coltivano e si utilizzano in cucina, i modi con cui vengono chiamate, le innumerevoli storie che accompagnano il percorso parallelo di uomo e piante. Dice infatti Breda (2001): “Quando assieme alle piante avremo conservato anche i saperi, la memoria, le parole, l’affetto ad esse legato, e saremo capaci di comunicarlo alle generazioni future, allora potremo dire di aver salvato davvero tutta labiodiversità”. Non a caso è crescente l’interesse per l’etnobotanica: salvando questi saperi si salva infatti anche l’identità culturale delle popolazioni (Picchi e Pieroni, 2005). Spesso l’utilizzo di queste specie avviene negli agriturismo o nelle trattorie tipiche, che ripropongono vecchi sapori e vecchie ricette ormai dimenticate in città. Per gli agriturismo, molto diffusi nel nostro territorio, potrebbe essere interessante avere a disposizione alcune tra le specie spontanee di maggiore interesse culinario in prossimità dell’agriturismo stesso, in una zona confinata che si potrebbe definire definire “Giardino Fitoalimurgico”, che potrebbe anche acquistare, se opportunamente valorizzato, un significativo valore didattico. Per giardino fitoalimurgico si intende quindi un’area dove sono coltivate specie vegetali spontanee alimurgiche opportunamente disposte nello spazio e gestite nel tempo nel rispetto delle specifiche esigenze ecologiche.

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