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Origine della Fitoterapia

Il termine “Fitoterapia" deriva dal greco antico. Il sostantivo “phytòn” indica i sinonimi pianta, albero e vegetale. È interessante notare come “phytòn" significhi anche “creatura", “essere". La radice deriva infatti dal verbo “phyto", che significa “generare", ma anche “essere generati". In greco antico la parola “pianta" viene legata in primo luogo al processo della creazione, della generazione e della fertilità. Il frutto di ogni generazione porta alla nascita di nuove creature, di nuovi esseri. Questa indispensabile premessa sottolinea come oggi la Fitoterapia venga interpretata, in maniera riduttiva, come terapia basata sull'utilizzo farmacologico delle piante medicinali. La storia della Fitoterapia affonda le sue radici nel passato più remoto, quando i nostri antenati utilizzavano alcuni tipi di piante per la cura di molteplici disturbi. Nel Medioevo, quando erano molto lontani i progressi della moderna farmacologia, generazioni di monaci trasmisero i fondamenti di questa scienza per lenire le sofferenze dei poveri malati. Nel Rinascimento Fabrizio d'Acquapendente, celebre anatomista, scriveva che passeggiando nei boschi e nei prati inconsapevolmente calpestiamo, distruggendole, erbe preziose capaci di ridonare salute all'uomo. Di recente una accresciuta sensibilità ed interesse da parte della popolazione ha determinato il ritorno della Fitoterapia.

Quando si applica la Fitoterapia?

Questa metodologia rientra a pieno titolo nel bagaglio terapeutico del medico, che con competenza e professionalità può impiegare la Fitoterapia nel trattamento clinico. La Fitoterapia può essere utilizzata con successo in molti disturbi e di norma tranquillamente affiancata ai farmaci tradizionali senza produrre spiacevoli effetti di interferenza, tranne alcune note eccezioni, che devono essere attentamente valutate dal medico. Si conosce per esempio l'azione fotosensibilizzante (ipersensibilità cutanea all'esposizione solare) della ipericina, componente dell'iperico (Hypericum perforatum), fedele e discreto antidepressivo, come pure la controindicazione a somministrare durante la gravidanza la “Tussilago farfara" per curare i disturbi all'apparato respiratorio.

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