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Riflessione sui centri psichici: manipura chakra

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manioura chakra
Manipura deriva dalle due parole sanskrite: mani, che significa gioiello, e pura, che significa città.
Perciò letteralmente manipura significa “città dei gioielli”.
Nella tradizione tibetana questo chakra è conosciuto come mani padma, che significa “loto ingioiellato”.
Manipura è un centro molto importante per quanto riguarda il risveglio di kundalini shakti. Esso è il centro del dinamismo, dell’energia, della volontà e della conquista, ed è spesso paragonato al calore e all’energia abbagliante del sole, senza il quale la vita sulla terra non esisterebbe.
Così come il sole irradia continuamente energia ai pianeti, manipura chakra irradia e distribuisce l’energia pranica attraverso l’intera struttura umana, regolando ed imponendo energia all’attività dei vari organi, sistemi e processi vitali.
Quando la sua energia è insufficiente, è più simile alle braci incandescenti di un fuoco morente piuttosto che ad una intensa e potente fiammata. In questo stato l’individuo diventa apatico, privo di vitalità e sprovvisto di energia. Egli sarà limitato da scarsa salute, depressione, mancanza di motivazione ed impegno nella vita.
Quindi, il risveglio di manipura chakra è un avvenimento importante non solo per il sadhaka, ma per chiunque voglia godere la vita in modo più completo.

Il punto di localizzazione

Manipura è situato nella parte interna della colonna vertebrale, in linea con l’ombelico. Anatomicamente questo chakra è collegato al plesso solare, che controlla il sistema digestivo e la regolazione del calore del corpo.
chakras kshetram

Simbologia tradizionale

Manipura
Manipura è simboleggiato da un loto giallo splendente con dieci petali. Alcuni testi tantrici riferiscono che i petali di manipura sono del colore delle nuvole cariche di pioggia. Su ciascun petalo vi è una delle dieci lettere Dam, Dham, Nam, Tam, Tham, Dam, Dham, Nam, Pam e Pham, di color blu lucente. Nel centro del loto vi è la regione del fuoco, simboleggiata da un triangolo capovolto rosso fuoco, che splende come il sole nascente. Il triangolo ha una bhupura o swastika a forma di T in ciascuno dei suoi lati. Al vertice inferiore c’è un ariete, veicolo di manipura, che simboleggia il dinamismo e la resistenza indomabile. Sopra l’ariete c’è il bija mantra di manipura, ram (रं). Nel bindu risiedono il dio Rudra e la dea Lākinī. Rudra è di colore vermiglio chiaro ed è cosparso di cenere bianca. Ha tre occhi e l’aspetto di un vecchio. Lākinī, la benefattrice di tutti, ha quattro braccia, il colore azzurro e un corpo raggiante. È vestita di giallo, abbellita da vari ornamenti ed esaltata dall’assunzione del nèttare.

Divinità entro il Manipura chakra: Vahni, Rudra e Lakini
Divinità nel Manipura chakra: Vahni, Rudra, Lakini (in senso antiorario dal basso)

Il tanmatra di manipura è la vista. il gyanendriya, o organo di conoscenza, sono gli occhi e il karmendriya, o organo di azione, sono i piedi. Questi due organi sono strettamente collegati nel senso che la vista e l’azione volontaria sono processi interdipendenti.
Manipura appartiene a swaha loka, il piano divino dell’esistenza. Questo è l’ultimo dei piani mortali. Il suo guna è prevalentemente rajas (attività, vigore, desiderio di accumulare), mentre i chakra più bassi sono principalmente tamasici (letargia e negatività). Il suo tattwa è agni, l’elemento fuoco, molto importante in kundalini yoga. Il suo vayu è samana, che digerisce e distribuisce l’essenza del cibo all’intero sistema. Manipura chakra e swadhisthana chakra sono la sede di pranamaya kosha.

Nelle scritture yogiche si dice che la luna in bindu secerne un nettare che discende fino a manipura, dove è consumato dal sole. Questo causa il processo continuo di degenerazione che porta alla vecchiaia, alla malattia e alla morte. Questo processo degenerativo del corpo umano può essere invertito adottando alcune pratiche di yoga che effettuano una redirezione dell’energia pranica da manipura fino al cervello. Diversamente la vitalità viene rapidamente dissipata e perduta nelle occupazioni mondane della vita.
Si dice che la meditazione su manipura chakra conduce alla consapevolezza dell’intero sistema fisico. Quando questo centro è purificato e risvegliato, il corpo diviene luminoso, libero dalle malattie, e la coscienza dello yoghi non ritorna più indietro agli stadi inferiori.

Il centro del risveglio

Secondo la tradizione buddhista e molti testi tantrici, l’effettivo risveglio della kundalini ha luogo da manipura e non da muladhara.
In alcune tradizioni tantriche muladhara e swadhisthana non vengono neppure riportati perché questi due centri sono ritenuti appartenere ai livelli più alti della vita animale, mentre da manipura in poi predomina l’uomo superiore. Così muladhara è la sede della kundalini, swadhisthana ne è la residenza ed il risveglio ha luogo in manipura. Questo perché da manipura il risveglio diviene continuo e non vi è nessun pericolo di caduta o involuzione della coscienza. Fino a questo punto la kundalini può risvegliarsi e ascendere molte volte per poi ricadere ancora, ma il risveglio in manipura è un risveglio sicuro.
Stabilizzare la consapevolezza in manipura e mantenere il risveglio non è facile. Il sadhaka deve essere molto zelante e perseverare nel suo sforzo di ottenere ulteriori risvegli. Nei sinceri sadhaka la kundalini è prevalentemente in manipura. Se vi dedicate alla vita spirituale, se praticate yoga, se avete un vivo desiderio di trovare un guru e di perseguire una vita più elevata, fianco a fianco con la vostra attività abituale, significa che la vostra kundalini non è in muladhara. Essa è in manipura o in uno dei centri più alti.

Unione di prana e apana

Nel Tantra c’è un ramo importante conosciuto come swara yoga, la scienza del respiro, che viene utilizzata per ottenere il risveglio della kundalini. Secondo questo sistema, tutti i prana del corpo sono classificati in cinque dimensioni: prana, apana, vyana, udana e samana. Nella regione dell’ombelico c’è una importante congiunzione dove due di queste forze vitali, prana e apana, si incontrano.
Prana si muove verso l’alto e verso il basso fra l’ombelico e la gola e apana, allo stesso modo, fra il perineo e l’ombelico. Questi due movimenti normalmente sono accoppiati come due carrozze ferroviarie, cosicché con l’inspirazione si sente prana muoversi dall’ombelico alla gola, mentre apana simultaneamente si muove da muladhara fino al centro dell’ombelico. Poi con l’espirazione, prana scende dalla gola all’ombelico e apana da manipura a muladhara. In questo modo prana e apana funzionano continuamente insieme, cambiando direzione con il flusso dell’inspirazione e dell’espirazione.
Questo movimento può essere facilmente percepito attraverso una consapevolezza rilassata del respiro lungo i passaggi psichici situati fra la regione del perineo e il centro dell’ombelico e della gola, nella parte frontale del corpo.
Ottenendo il controllo, attraverso particolari kriya, apana viene separato da prana e il suo flusso invertito per ottenere il risveglio dei chakra. Normalmente apana, durante l’espirazione, scende da manipura, mentre in questo caso il flusso viene invertito in modo che prana e apana convergano entrambi e simultaneamente, dal basso e dall’alto, al centro dell’ombelico dove si congiungono.
Questa è l’unione di prana e apana.
Si dice che quando la kundalini si risveglia in muladhara, comincia a salire con un movimento a spirale, come un serpente sibilante. Tuttavia, quando il flusso di prana e quello di apana, rediretto, si incontrano nell’ombelico, il risveglio della kundalini in manipura avviene nella forma di un’esplosione. Sono come due grandi forze che si scontrano l’una con l’altra, fondendosi insieme in questa congiunzione pranica, manipura kshetram. Quando si fondono insieme creano calore e un’energia o forza che vengono condotti direttamente indietro dall’ombelico a manipura chakra, nella colonna vertebrale.
È questa forza che risveglia manipura chakra.
La forza del sadhana ha determinato una totale riorganizzazione del flusso pranico nel corpo, cosicché muladhara viene trasceso e la nuova base della kundalini diviene manipura chakra.

Prospettiva di manipura chakra

L’evoluzione umana ha luogo attraverso sette piani, nello stesso modo in cui la kundalini viene risvegliata nei sette chakra. Quando la coscienza evolve fino a manipura, il sadhaka acquisisce una prospettiva spirituale e può intravedere i loka, o piani di esistenza più elevati.
Da muladhara a swadhisthana, i piani più elevati non possono essere visti. Quindi, le limitazioni di percezione nei piani inferiori sono responsabili del cattivo uso dei siddhi che cominciano a manifestarsi a quei livelli. Solo quando il sadhaka raggiunge manipura diviene capace di visualizzare davanti a sé uno stato infinito di coscienza non più grossolano ed empirico. Esso si estende davanti a lui all’infinito, colmo di bellezza, vero e di buon auspicio. Di fronte a questa visione, ogni giudizio cambia completamente. I pregiudizi personali e i complessi cadono quando la bellezza e la perfezione infinita dei mondi più elevati emergono entro la coscienza. Finché l’evoluzione si trova nei piani di muladhara e swadhisthana, ciascuno ha i propri problemi mentali ed emozionali e vede il mondo intero conseguentemente. Non appena trascende questi piani ed arriva a manipura, comincierà a vedere tutta la beatitudine, le nobili visioni, le idee perfette e le più grandi possibilità della coscienza umana. Allora, naturalmente, tutto quello che pensa e fa verrà influenzato da questa visione più elevata.
Per questo motivo i poteri psichici (siddhi) che il sadhaka consegue con il risveglio e lo stabilirsi della kundalini in manipura sono benefici e compassionevoli, mentre quando si manifestano in muladhara e swadhisthana sono ancora intrisi degli aspetti oscuri della mente inferiore. I poteri ottenuti attraverso il risveglio di manipura chakra sono: la capacità di creare e di distruggere, la fiducia in se stessi, l’acquisizione di tesori nascosti, nessuna paura del fuoco, conoscenza della propria corporeità, immunità dalle malattie e capacità di portare l’energia in sahasrara.

Da “Kundalini Tantra”, Swami Satyananda Saraswati, edizioni Satyananda Ashram Italia 1984