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Purushartha: i quattro obiettivi fondamentali dell’esistenza umana

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Purushartha

Introduzione ai Purushartha

Purushartha è un termine sanskrito (पुरुषार्थ) che letteralmente significa “obiettivo della ricerca umana”, e definisce i quattro scopi della vita di un uomo: Kama (piacere), Artha (benessere economico), Dharma (valori morali) e Moksha (liberazione spirituale).

Il termine Purushartha è una combinazione di due parole: Purusha (पुरुष) e Artha (अर्थ).

La parola Purusha in questo contesto significa essere umano.

Artha ha diversi significati in sanskrito: un significato è ricchezza, un altro è sicurezza; tuttavia in questo contesto la parola Artha si riferisce a un obiettivo.

Significato del termine

In base al significato delle parole che compongono il termine, Purushartha significa obiettivi umani.

I quattro obiettivi della vita di un essere umano sono, nell’ordine:

  1. Kama (Piacere)
  2. Artha (Sicurezza)
  3. Dharma (Etica)
  4. Moksha (Trascendenza)

Molti testi ortodossi descrivono i Purushartha in ordine di importanza: Kama, Artha, Dharma e Moksha, suggerendo di mettere l’obiettivo precedente al servizio di quello successivo.

Nella vita quotidiana, tuttavia, non è sempre evidente quale scopo si stia perseguendo quando si fa una determinata cosa: molto spesso è un misto dei primi tre con, sullo sfondo, il purushartha Moksha.

In ogni caso, qualunque azione si compia, la si compie in uno o in più di uno di questi quattro ambiti, e per vivere un’esistenza piena e gratificante sotto tutti gli aspetti bisogna prendere coscienza di quale Purushartha si stia perseguendo con una determinata azione e domandarsi se non ci sia un modo migliore per perseguirlo.

Questi quattro aspetti dell’esistenza umana hanno a che fare con il vivere il proprio scopo, avere una base stabile nel mondo, soddisfare saggiamente i desideri e con la libertà dai vincoli delle proprie false identificazioni.

Ognuno di questi è una parte della vita, anche se alla fine lo scopo della vita ha solo a che fare con la liberazione finale (Moksha), gli altri sono passi virtualmente essenziali lungo la strada.

Riconoscere questo è un modo per mettere in atto il suggerimento di vivere “nel” mondo, pur non essendo “del” mondo.

Descrizione dei Purushartha

  1. Artha (Sicurezza) – La ricerca infinita per la sicurezza

    Artha ha a che fare con il provvedere alla fame, alla sete, ai bisogni di sicurezza che sono inerenti al vivere in un corpo fisico.

    Nel mondo moderno, questo significa generalmente avere denaro per fornire l’essenziale.

    Anche il monaco errante che riceve cibo e vestiti dalla carità degli altri è parte di questo, poiché il cibo e i vestiti sono indubbiamente una parte del processo economico in un modo o nell’altro.

    Artha riconosce questo livello di bisogno fisico o materiale, che non è contrario alla vita spirituale.

  2. Kama (Piacere)

    Kama ha a che fare con l’adempimento dei desideri nel mondo. Senza desideri profondi e latenti (Samskara) non ci sarebbe alcuna incarnazione in un corpo fisico.

    Kama è diverso da Karma.

    Il significato di Karma è “azione” e si riferisce al gioco delle nostre profonde impressioni di attrazione e avversione.

    Kama è il desiderio ravvivato che scaturisce da quei condizionamenti latenti. Non è pratico sopprimere i desideri, o rinunciare ad essi. È invece auspicabile riconoscerli e realizzarli con consapevolezza in modo da liberarsi da essi, sottraendosi così al ciclo continuo di appagamento e intensificazione.

  3. Dharma (Etica)

    Il Dharma ha a che fare con il soddisfare i nostri desideri in modo coerente con l’intero flusso dell’universo.

    È un processo di armonizzazione, in cui ci si muove costantemente, saggiamente e con mente chiara nel flusso naturale della Verità, del Divino, delle Leggi Naturali o qualunque altro termine si voglia usare.

    Il Dharma è la legge naturale, armonia, verità, dovere, saggezza o natura intrinseca delle cose.

    La parola “Dharma” deriva da dhri, che significa tenere insieme, sostenere.

    Vivere nel Dharma è vivere con la nostra natura individuale per essere in accordo con l’intero flusso delle cose.

  4. Moksha (Trascendenza)

    Moksha è la liberazione finale da tutte le profonde impressioni che continuamente formano, guidano e si manifestano nella mente e nel mondo, che continuano a farci andare e venire da una forma corporea all’altra.

    È libertà dalla schiavitù del karma che sembra legarci. Moksa è l’esperienza diretta della Verità Assoluta o Realtà, insieme alla totale esclusione di tutte le false identità in cui ci immedesimiamo.

    L’autorealizzazione, l’esperienza diretta della nostra vera natura di pura coscienza, Purusha o Atman è uno stadio. Quell’esperienza, oltre alla trascendenza totale e permanente dei condizionamenti è moksha.

Il significato dei Purushartha

La teoria dei Purushartha è una delle teorie più importanti che ci siano giunte dall’India antica, riguardo l’essere umano e i suoi comportamenti individuali nell’ambito di una società.

L’importanza di tale teoria risiede principalmente nel fatto che essa propone un modello interpretativo della vita umana sotto l’aspetto psichico, a prescindere dalle condizioni storiche e sociali.

La teoria dei Purushartha identifica delle motivazioni interiori per decifrare le attività umane, a prescindere dalla situazione sociale, in cui tali attività si esplicano, e a prescindere dagli ideali sociali, in cui un essere umano vive.

In particolare, la teoria dei Purushartha sembra suggerire che in qualunque situazione socio-economica si trovi, l’uomo persegue degli scopi inquadrabili in quattro categorie, che sono il piacere, il guadagno, l’adesione intima a principi etico-sociali, e il trascendimento totale della realtà fisica.

La chiave per la felicità, secondo la teoria dei Purushartha, è saper perseguire al meglio queste quattro dimensioni esistenziali, cioè saperle coordinare in un tutto positivo, sia per sé che per gli altri;

non bisogna permettere alle pulsioni, profondamente diverse ma tutte ugualmente umane, cui questi scopi o ambiti dell’esistenza rispondono, di innescare meccanismi distruttivo per sé e per gli altri.

Ulteriori riflessioni sui Purushartha

Per tutte le persone, con pochissime eccezioni, la realizzazione di Kama, Artha e Dharma deve venire prima della ricerca finale per la realizzazione spirituale.

Una persona deve godere di ciò che la vita mondana ha da offrire, compiere i doveri stabiliti dalla società e cercare una sana vita comunitaria.

Solo allora può allontanarsi dal mondo transitorio e perseguire la Realtà trascendente, la sola che può dare la gioia eterna.

Il perseguimento di ricchezza e piacere ha il suo posto nello schema di vita, ma a questi impulsi non deve essere permesso di diventare forze motrici primarie per la società o di andare fuori controllo (come succede oggi nel mondo occidentale).

Gli sforzi per soddisfare Kama e Artha, posti nel contesto del Dharma, acquisiscono maggiore profondità.

Una vita orientata esclusivamente alla concentrazione su di sé, alla passione, al soddisfacimento dei sensi, all’interesse personale e al desiderio non può portare a una felicità duratura.

Identificazione e riconoscimento dei Purushartha

Faccio l’agricoltore: perseguo Kama, Artha o Dharma?

Perseguo Kama in quanto traggo piacere dalla coltivazione della terra, un piacere non privo di dolore e frustrazione;

perseguo Artha in quanto attraverso questa attività tento di raggiungere il benessere mio e della mia famiglia;

e perseguo Dharma in quanto credo fermamente nel valore della conservazione del suolo e della produzione di cibo nutriente in modo sostenibile.

Potrei scegliere di perseguire il mio Kama in altro modo (suonare la chitarra mi darebbe probabilmente più Kama);

per non parlare di stare semplicemente seduto a non-fare, cosa che, forse, mi avvicinerebbe a Moksha;

e potrebbe balenarmi che a forza di zappare la terra non realizzerò mai davvero il mio Artha;

oppure che il mio Dharma è quello di comporre canzoni e non di praticare l’agricoltura sostenibile.

Pertanto non c’è un modo prefissato di soddisfare i Purushartha, sebbene l’essere umano sia in un certo senso obbligato a perseguirli.

Esiste però la libertà di scegliere quali azioni intraprendere per perseguirli, con modalità che possano trasformare l’obbligo a perseguire i Purushartha da fonte di insoddisfazione e dolore esistenziale in fonte suprema di soddisfazione e felicità.

Il Moksha, nel frattempo, rimane sullo sfondo, dato che è impossibile trascendere completamente la realtà fisica facendo qualcosa: il Moksha è una dimensione a sé stante, è la sensazione che nulla importa veramente.

L’applicazione dei Purushartha nel mondo moderno

La comprensione e l’equilibrio dei Purushartha è importante per la nostra vita individuale e collettiva mentre progrediamo nel futuro.

Il modo in cui il mondo si sta attualmente muovendo è verso la cieca imitazione della società occidentale – in cui la tendenza a perseguire i valori di Kama e Artha a scapito di ogni senso del Dharma è molto alta, e sta mettendo in pericolo l’intero pianeta.

A livello individuale, perseguire solo Kama e Artha non può mai portare veramente a un sentimento di soddisfazione duratura.

Abbiamo bisogno di riscoprire la nostra comprensione del Dharma a più livelli (individuale, sociale, nazionale).

I Purushartha e la società umana

La teoria dei Purushartha identifica una dimensione umana, emotiva e intellettuale che prescinde totalmente dalla storia e dalla società: la felicità, secondo questa teoria, non potrà mai essere garantita dall’esterno ma sarà sempre il risultato di un’impresa che ogni individuo compie personalmente, perseguendo i suoi personali obiettivi.

Credere nell’esistenza e nella realizzabilità di una società perfetta che, in un certo senso, imponga la felicità a tutti, è una idea anti-storica e inumana:

la felicità e la realizzazione umana partono sempre da un piano personale, interiore, e non dalle condizioni esterne, per quanto felici o infelici esse siano.

I Purushartha e la politica

A quanti cittadini è possibile il perseguimento dei propri Purushartha?

Che strumenti offre la società moderna per trasformare gli impulsi in scopi?

E che cosa impedisce a un gran numero di persone di perseguire i loro Purushartha?

Il nostro Kama è in affanno perché lo stress a cui questa società ci sottopone ci allontana dall’Eros come momento di riappropriazione di sé, gettandoci in pasto alla prostituzione e alla pornografia.

Il nostro Artha non è in condizioni migliori.

Quanto posso veramente crescere sul piano del reddito e della situazione sociale in questa società, cioè quanto posso perseguire il mio Artha?

Qui il gioco è sporco non solo perché senza capitale non posso fare niente, ma perché ci sono concentrazioni pazzesche di capitale, speculazioni, interessi che alterano il mercato, ecc.

E infatti l’artha è saldamente in mano a pochi e il più facile accesso a esso è legato all’appartenere alla classe imprenditoriale, politica o criminale.

E il Dharma? Posso credere ancora in qualcosa?

L’appiattimento totale sul valore dei soldi, a discapito di qualunque altro valore, è tale che nessuno, praticamente, osa parlare di altri valori e, se lo fa, è coperto di ridicolo.

Il Moksha poi ci è completamente precluso perché è impossibile riflettere seriamente sulla morte e sull’altro lato della vita:

se invecchiamo dobbiamo botulinizzarci, se stiamo male dobbiamo nasconderci e mostrare comunque una faccia sorridente, è quindi impossibile un’apertura a Moksha sia come pulsione al trascendimento sia come presa di coscienza della totale insensatezza dell’esistenza.

Conclusioni

I quattro Purushartha sono aspetti del nostro essere e della sadhana (disciplina spirituale) che ognuno di noi vive (consapevolmente o meno) nel proprio cammino verso l’obiettivo più alto della vita umana.

Ricordare questi quattro principi, e riflettere su di essi, ci porta più vicino alla meta.

Fonti