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La visione olistica del Sankhya

Papamystic 0

La visione olistica del sankhya

Introduzione

La teoria Sankhya, creata da Maharishi Kapila trentaduemila anni fa, costituisce il nucleo della Bhagavadgita, opera a sua volta incorporata nel Mahabharata.

Essa è l’unica teoria del campo unificato che offre una soluzione scientifica e matematica per ogni aspetto, manifesto o non-manifesto, della realtà, concepita come emergente da un campo fondamentale, un sostrato costituito da componenti sostanziali elementari che forma la base di tutti i fenomeni e che altro non è se non lo spazio.

Delle 72 strofe del Sankhyakarika, 68 sono teoremi di logica assiomatica scritti in un sanskrito altamente codificato, il cui contenuto scientifico, basato su matematica combinatoria, non è stato riconosciuto da precedenti traduzioni.

Questa straordinaria realizzazione scientifica, di precisione e accuratezza inequivocabile, ha grande rilevanza per la scienza, soprattutto alla luce delle numerose anomalie in Fisica e Cosmologia che non sono state ancora risolte nonostante i grandi progressi nella tecnologia di misurazione.

La sostanza di cui è fatto il mondo secondo il Sankhya

La vasta, incommensurabile scienza vedica che si riflette nel Sankhyakarika spiega, migliaia di anni prima di David Bohm e del “nuovo” paradigma olografico, che la sostanza di cui è fatto il mondo è una totalità dinamica in cui è implicito un ordine che si esprime con l’emergenza di fenomeni ed entità (come una particella elementare, una molecola organica, una stella, un corpo galattico) contenenti l’intera totalità.

Questa è una visione che precede ontologicamente e comprende in sé, completandola, la teoria quantistica, ed è consistente con gli esperimenti, si conforma al teorema di Bell e soddisfa l’equazione di Schroedinger, ma presuppone che ciò che viene misurato, lo strumento misuratore e la coscienza di chi interpreta il dato siano considerati un singolo indivisibile complesso.

Una teoria corretta dovrebbe essere semplice, logica, numericamente consistente ed essere in consonanza con la realtà.

Dovrebbe avere un fondamento assiomatico, in modo che il principio di causalità non sia violato.

La fondazione permanente per una teoria unificata che definisca tutti i fenomeni, in ogni punto nello spazio e nel tempo, deve avere una formulazione adimensionale e scalabile che soddisfi i criteri di universalità.

In un paradigma di unificazione, è necessario limitare il parametro di controllo ad una singola variabile perché la teoria possa essere matematicamente efficace.

Da un punto di vista intellettuale, logico e di osservazione, è il tempo, inteso come intervallo tra azioni, l’unico parametro di controllo.

La definizione della natura reale e sostanziale del sostrato su cui si basano tutti i fenomeni dovrebbe svilupparsi dall’interno della teoria come conseguenza della sua fondazione assiomatica, che obbliga pertanto l’inclusione di stati dinamici e interattivi.

La dicotomia intellettuale posta dall’ordinamento di concetti polarizzati, come “massimo e minimo”, “statico e dinamico”, “inizio e fine”, “sinistra e destra”, “simultaneo e sequenziale”, ecc dovrebbe essere risolta attraverso un paradigma unificante assiomatico, ancora una volta derivante dall’interno della teoria. Semplificazione logica, rigore dell’analisi ed eliminazione delle contraddizioni devono costituire una parte vitale del processo derivazionale affinché sia stabilita l’integrità delle conclusioni teoretiche. Dal momento che i fenomeni universali esistono da molto prima dell’avvento dell’intelligenza umana, una teoria corretta non deve dipendere da una logica strutturata attraverso un’analisi intellettuale in contrasto con le caratteristiche osservabili nei fenomeni naturali. Un esempio classico di contraddizione in Fisica e Cosmologia è il presupporre che lo spazio sia vuoto, privo di sostanzialità, basandosi solo sul presunto fallimento di esperimenti progettati per rilevarne le caratteristiche. L’assunzione che lo spazio possa essere privo di materia e di caratteristiche identificabili è un enorme errore logico perché è impossibile accettare che questo nostro reale universo sia un vuoto. Questo Universo non è un vacuum, piuttosto esso è un plenum la cui realtà è innegabile, cioè assiomatica, come è assiomatica la logica stringente che permette di individuare l’unità elementare di spazio tridimensionale che, con rigore matematico, conduce al concetto di “Quanto” fin dall’inizio. Un reale e sostanziale componente elementare deve essere volumetrico, e la sua proprietà dimensionale di lunghezza (L) definisce il valore unitario di tale componente elementare, e poiché tale componente è elementare e volumetrico, esso non può che essere un cubo di volume pari a L al cubo (L^3). Se un cubo elementare si espande liberamente fino a raddoppiare la sua lunghezza (cioè se il suo lato diventa 2L), il suo volume diventerà (2L)^3, cioè 8 volte il volume elementare. È impossibile creare volumi cubici elementari di 2, 3, 4, 5, 6 o 7 unità perché i loro lati dovrebbero aumentare di una quantità frazionaria inferiore alla quantità elementare (radice cubica di 2, 3 ecc.), ma una dimensione frazionaria è assiomaticamente vietata in un campo elementare.

Quindi la crescita minima consentita ad un volume cubico elementare (cioè di volume pari a 1^3) può essere solo di 7 volumi elementari aggiuntivi per eguagliare 2^3 = 8 volumi elementari e raggiungere lo stato quantico immediatamente successivo, e questa è una conseguenza naturale ed assiomatica della elementarità.

Il campo elementare di una atmosfera planetaria gassosa ha uno spettro di sette stati vibratori, e l’acqua ha una gamma di 7 livelli di PH, quindi la quantizzazione è un processo assiomatico in un campo materiale elementare. Allo stesso modo lo stato ciclico elementare del tempo è quantizzato perfettamente in sei intervalli in cui il raggio e lo spostamento tangenziale hanno pari valore e perciò hanno invarianza di scala.
L’aspetto più importante da capire è che l’espansione da 1 a 8 definisce lo stato quantico elementare, che diventa quindi un campo elementare stabile ad una densità più alta a cui si possono applicare le stesse leggi del campo quantico fondamentale esattamente nello stesso modo.

Ciò significa che la legge della manifestazione dei fenomeni si ripete ALLO STESSO MODO ad ogni stato di equilibrio, per creare campi bilanciati con il potenziale nascosto di 7 stati.

Inoltre, dal momento che la derivazione teoretica costituisce la base per perseguire le attività umane in modo efficiente, deve essere suscettibile di osservazione e verifica pratica, perché solo allora la sua utilità verrebbe confermata intellettualmente. Il processo di verifica attraverso l’osservazione dipende da una variazione relativa che ha come parametro dinamico di controllo il tempo. La prova per la completezza di una teoria deve poggiare sulla verifica inequivocabile delle sue derivazioni teoriche mediante l’osservazione dei fenomeni naturali della realtà fisica.
I fenomeni nei domini psichici, paranormali e spirituali dell’esperienza umana sono ampiamente riportati attraverso testimonianze dirette, eppure non c’è posto per questo spettro di fenomeni nella scienza attuale. Infine, dato che la teoria si basa su assiomi, la sua prova deve essere generata dall’interno come parte del suo processo derivazionale e non dovrebbe dipendere da parametri di osservazione arbitrari o esterni. Un test rigoroso per la correttezza di un paradigma di unificazione risiede nella sua capacità di derivare soluzioni numeriche senza ambiguità, senza dipendere da costanti che vengono strutturate attraverso una logica poco consistente. La rimozione dell’indeterminazione e l’accuratezza e correttezza di un paradigma unificante conduce inesorabilmente al concetto di predestinazione come parametro operativo nella realtà.
Sebbene possa sembrare impossibile presentare una teoria completa della manifestazione di tutte le forme dei fenomeni universali in soli 68 teoremi, l’ingegnoso metodo di presentazione giustifica la sua correttezza. Nella prima strofa viene utilizzato un metodo di negazione ellittica che dà la chiave per stabilire l’esistenza di un medium impercettibile che riempie tutto lo spazio.  Aver negato l’esistenza di questo medium, denominato “etere luminifero”, è stato il più grande fraintendimento della scienza moderna, che ha dato origine ad anomalie inspiegabili come il paradosso EPR, l’ipotesi di Hubble di un universo in espansione, la teoria dei buchi neri, la cosiddetta materia oscura.

Va detto per onestà intellettuale che oggi vi è una tendenza a riportare in auge il concetto di etere da parte di scienziati continuamente ostracizzati dalla scienza “mainstream” come Harold Aspden, Nassim Haramein, Milo Wolff e altri, i quali prima o poi giungeranno alla conclusione che è possibile dare una descrizione esauriente e rigorosa dei fenomeni solo considerando lo spazio non vuoto bensì completamente pieno, letteralmente tessellato di una sostanza estremamente sottile, composta da elementi tutti uguali, in uno stato estremamente rigido, superconduttore, superfluido, supersimmetrico e, infine, supercosciente, e che questo pieno altro non è che ciò che i testi vedici chiamano Akasha. Al di là di Akasha c’è la Coscienza Trascendente.

“La Coscienza Assoluta e lo spazio si assomigliano nell’essere perfetti, infiniti, sottili, puri, illimitati, senza forma, immanenti in tutto, comunque immacolati all’interno e all’esterno. Ma lo spazio è diverso dalla Coscienza Assoluta, essendo insenziente.”

“In realtà, il Sé cosciente è lo spazio. Non sono diversi l’uno dall’altro. Lo spazio è il Sé; e il Sé è lo spazio. È l’ignorante che vede il Sé solo come spazio a causa della sua illusione, proprio come i gufi trovano l’oscurità nell’abbagliante luce del sole. Il saggio tuttavia trova nello spazio il Sé, l’Intelligenza Astratta”.

Tripura Rahasya 18, 72-79

Lo spazio come una grande entità volumetrica può essere definito e descritto logicamente e semplicemente, e una rigorosa rappresentazione del dinamismo può essere fatta ricorrendo al conteggio degli eventi interattivi tra componenti adiacenti nel continuum dello spazio nell’unità di tempo o la loro frequenza. Qualsiasi lunghezza rispetto ad un’altra lunghezza scelta come regolo è solo un rapporto numerico ma se una di queste lunghezze si muove lo stesso rapporto diventa un parametro temporale che definisce uno stato dinamico. Inoltre, qualsiasi ciclo di interazione tra due oggetti ha tre fasi complementari, in cui vi è una ‘collisione compressiva‘, un ‘inversione di rimbalzo‘ e una ‘separazione espansiva‘. Queste tre modalità sono regolate dall’intervallo ciclico del tempo, anch’esso definito in tre fasi complementari, come un ‘istante simultaneo di collisione’, un ‘periodo di inversione risonante ‘ e un ‘intervallo sequenziale di separazione’, rispettivamente. Una collisione crea una sollecitazione compressiva nel punto di impatto. Nell’intervallo di risonanza, la sollecitazione compressiva inverte la sua direzione e diventa una separazione espansiva. La fase espansiva sequenziale inizia la trasmigrazione delle tensioni interattive che si espandono fuori del proprio perimetro, ad altri componenti che formano il continuum dello spazio. I tre stati della interazione di un singolo ciclo si verificano come un evento simultaneo. Tuttavia, quando l’interazione si espande per formare lo stato trasmigrante sequenziale, ogni ciclo consiste di una ripetizione dello stato simultanea. L’uguaglianza della somma algebrica dell’intervallo oscillatorio porta ad uno stato oscillatorio armonico perpetuo (stato OAP) che sostiene il dinamismo eterno, dà un fondamento assiomatico al fenomeno dell’energia del punto zero ed è il segno distintivo del paradigma unificante del Sankhya. Lo stato Oscillatorio Armonico Perpetuo è definito in sanskrito come stato Tri-Guna, che è la causa di tutti i fenomeni dell’Universo e costituisce il tema principale del Sankhya. La derivazione assiomatica dello stato eternamente dinamico attraverso la matematica combinatoria è una creazione esclusiva del Sankhya e fa di questa dottrina l’unica vera Teoria del Tutto.
L’arco di un arciere è il modello iconico dello stato OAP. L’arco è una lunga striscia piana costituita da un materiale rigido come il legno o metallo. Quando l’arco viene teso, la parte esterna si estende, mentre allo stesso tempo la superficie interna si contrae, e l’arco torna alla sua configurazione rettilinea quando la trazione viene rimossa. Se una corda è collegata a entrambe le estremità quando l’arco è piegato, la corda vibra sotto le sollecitazioni simultanee di espansione e compressione dello strato esterno ed interno della striscia dell’arco. A seconda della rigidità della striscia e dell’elasticità della corda, quest’ultima raggiunge presto uno stato risonante bilanciato e, in teoria, rimane in questo stato per sempre.
Un microfono collegato alla corda nella sua posizione intermedia sarebbe capace di riprodurre la frequenza di risonanza a un livello udibile. Se lo stato della striscia o della corda non cambia, il suono sarebbe continuo e perpetuo.

L’arco rappresenta una sezione dello spazio in uno stato di equilibrio.
La sollecitazione espansiva sulla superficie esterna dell’arco è Sattva Guna, mentre la tensione compressiva sul lato interno è Tamas Guna. La corda (in sanskrito guna) tesa alle due estremità dell’arco è Rajas Guna ed è in uno stato vibratorio stabile.

Teoricamente, un tempo infinitesimo sarebbe definito in Fisica come un intervallo di tempo infinitamente piccolo che si avvicina allo zero. Tuttavia, in realtà, l’istante di tempo deve avere un valore numerico relativo ma discreto. Il concetto di istante di collisione può essere inteso semplicemente, come l’intervallo di tempo in cui l’impatto su un lato di un oggetto solido si trasferisce al suo lato opposto secondo la direzione dell’impatto. Se un oggetto solido viene spinto da un lato, il lato opposto sembrerebbe muoversi nello stesso momento, a seconda della sua rigidità. Se la rigidità o la densità dell’oggetto solido è al suo massimo, quell’intervallo di tempo sarebbe minimo, formando un istante. Se due oggetti estremamente rigidi collidono, l’interazione avverrebbe entro lo stesso intervallo di tempo o simultaneamente o nello stesso istante. Allo stesso modo entrambe le estremità di un’asta estremamente rigida si muoverebbero simultaneamente se una estremità è spinta verso l’altra, a prescindere dalla lunghezza dell’asta. Quindi l’azione simultanea può avvenire in due punti separati dalla lunghezza dell’asta rigida. Tale attività simultanea è sinonimo di massa, densità, rigidità, coerenza.


(Continua)

Riferimenti

  • G. Srinivasan “Secret Of Sankhya:Acme Of Scientific Unification”
  • THE NATURE OF MATTER by JAYANT V. NARLIKAR
  • Samkhya Theory of Matter (M.P. Rege)
  • Claudio Messori – “A Cosmogonic Model of Human Consciousness: Part I” in Journal of Consciousness Exploration & Research, December 2012, Volume 3, Issue 11, pp. 1149-1160

http://www.kapillavastu.com
http://ignca.nic.in/ps_04.htm
http://www.kapillavastu.com/uploads/SecretofSankhyaAcmeofAxiomaticUnification.pdf
http://www.kapillavastu.com/uploads/Secret_Sanhya_Part_2.pdf