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Riflessione sui centri psichici: bindu visarga – 2° parte

suryanamaskara 0

bindu visarga

La sede del nèttare

In molti testi tantrici è scritto che bindu, la luna, produce una secrezione altamente inebriante. Gli yogi possono vivere di questo fluido d’ambrosia. Quando questa secrezione viene attivata nel corpo e padroneggiata, allora non c’è bisogno di altro per sopravvivere.
Il mantenimento della vitalità del corpo diventa indipendente dal cibo.
Spesso è stato riferito di persone che sono entrate in uno stato di ibernazione o che hanno sospeso le loro funzioni vitali facendosi seppellire sotto terra. Questo fenomeno è stato verificato molte volte sotto stretta osservazione scientifica. Questo stato di ibernazione è stato mantenuto per periodi anche di quaranta giorni. Non tutti i casi erano autentici, ma quando lo erano, venivano eseguiti esattamente nel modo seguente:

  • inizialmente viene praticato un intenso pranayama fino a perfezionare kumbhaka (ritenzione del respiro);
  • poi viene eseguito khechari mudra, nella forma avanzata descritta in hatha yoga, in cui il frenulo della lingua viene gradualmente reciso e la lingua allungata ed inserita nel passaggio rinofaringeo. Così si blocca il passaggio come un tappo sigilla una bottiglia.

L’intera pratica è perfezionata in un periodo di più di due anni.
Con questa pratica, da bindu le gocce di nèttare cadono in vishuddhi e di conseguenza permeano l’intero sistema corporeo mantenendo la vitalità e il nutrimento dei tessuti ma sospendendo i processi metabolici.
Quando il metabolismo delle cellule e dei tessuti del corpo è sospeso in questo modo, non c’è più bisogno di ossigeno e non vengono più prodotte sostanze di rifiuto cellulare. La persona che mette in atto questa tecnica può vivere senza respirare per un periodo di tempo abbastanza lungo.

Il centro del veleno

Oltre che per la produzione di nèttare, bindu è responsabile per quella del veleno. Essendo le ghiandole del veleno e del nèttare situate quasi allo stesso punto, vi potreste chiedere se col risveglio di bindu ci sia qualche pericolo di stimolare le ghiandole del veleno, ma se bindu e vishuddhi sono stimolati nello stesso tempo, non c’è assolutamente pericolo, poiché bindu controlla le ghiandole del nèttare e vishuddhi può tollerare sia il nèttare che il veleno. Finché scorre il nèttare, il veleno non può far male. Inoltre, se lo yogi ha purificato il suo corpo con lo hatha yoga e le pratiche di dhyana e raja yoga, le ghiandole del veleno vengono utilizzate per la produzione di nèttare.

L’origine dell’individualità

Bindu è considerate essere l’origine della creazione o il punto dove per la prima volta l’unità si divide per produrre il mondo delle molteplici forme individuali. Questo aspetto di bindu può essere rintracciato nella radice sanskrita bind che significa “separare” o “dividere”.
Bindu sottintende un punto, un centro senza dimensione. In alcuni testi sanskriti si usa il termine chidghana, che ha le sue radici nella illimitata consapevolezza. Bindu è considerato l’entrata di shunya, lo stato di vuoto. Questo vuoto non dovrebbe essere interpretato come uno stato di inesistenza; piuttosto è uno stato di immaterialità, uno stato di pura coscienza assoluta e indifferenziata.
Bindu è misterioso.
È un ineffabile punto focale, entro il quale i due opposti, infinito e zero, pienezza e non essere, coesistono. Entro bindu è contenuto il potenziale evolutivo per tutte le miriadi di oggetti dell’universo.
Esso contiene il progetto per la creazione.
A questo livello il termine evoluzione si riferisce al processo verticale, trascendentale, attraverso cui la vita, gli oggeti e gli organismi sorgono dal sostrato dell’esistenza. L’evoluzione non corrisponde affatto al concetto di evoluzione darwiniana caro alla scienza occidentale, che è solo una traccia storica dei cambiamenti avvenuti durante un periodo di tempo anche molto lungo (ad esempio di milioni di anni) nella forma, nella funzione o nell’aspetto di particolari manifestazioni di individualità come piante o animali. Questa evoluzione è una documentazione storica nel tempo, mentre l’evoluzione e la dissoluzione della coscienza all’interno e all’esterno dell’individualità è nel regno del senza tempo.
C’è un principio di individuazione che genera le miriadi di oggetti nell’universo. In sanskrito è chiamato kala, ciò che causa l’accumularsi in bindu del potenziale inerente alla coscienza di base. Da questo punto o seme, ogni oggetto, animale o essere umano, o qualunque altra cosa, può sorgere e manifestarsi. Ogni oggetto ha la propria base in bindu. Questo bindu giace all’interno di hiranyagarbha, l’uovo dorato o grembo della creazione. Ciò che era precedentemente senza forma, assume forma attraverso bindu, e anche la sua natura viene fissata da bindu. Bindu è simultaneamente un mezzo di espressione e di limitazione della coscienza.
Qualcuno dei centri di manifestazione di bindu possiede coscienza, come ad esempio l’uomo. Comunque, la maggior parte dei centri è inconscia, come gli elementi, le pietre e così via. Il potenziale dell’essere conscio o inconscio, dipende solo dalla natura e struttura dell’oggetto individuale, e anche questo è determinato da bindu. L’uomo ha l’apparato che gli permette di essere un centro conscio.
Ogni oggetto, conscio o inconscio, è vincolato a questa essenza di base della coscienza attraverso l’intermediazione di bindu. Ogni oggetto evolve nell’esistenza materiale per mezzo di bindu, e ogni oggetto ritorna alla sorgente ancora per mezzo di bindu. Bindu è una botola aperta in entrambe le direzioni. È il mezzo attraverso cui l’uomo, come centro di consapevolezza, può realizzare la totalità di sahasrara.
Ci sono essenzialmente solo due tipi di esseri umani: quelli che sono sul sentiero pravritti e quelli che sono sul sentiero nivritti.
L’uomo che segue il sentiero di pravritti (esterno) guarda lontano da bindu, in direzione del mondo esterno. Egli è quasi del tutto motivato dagli eventi esterni. Al giorno d’oggi questo è il sentiero della maggior parte delle persone, che si dirige lontano dalla conoscenza di se stessi e verso la schiavitù.
L’altro sentiero, nivritti (interno), è il sentiero spirituale, il sentiero della saggezza. In questo sentiero l’individuo comincia a porsi di fronte a bindu dirigendosi interiormente verso la sorgente del suo essere. Questo sentiero conduce alla liberazione. Il sentiero dell’evoluzione è pravritti, il sentiero della manifestazione ed estroversione. Il sentiero dell’introversione riconduce lungo la via che ha prodotto il vostro essere individuale. Attraverso bindu esso riconduce a sahasrara.
In realtà l’intero scopo della pratica di yoga e quello di aiutare a rivolgere la vostra consapevolezza lungo il sentiero dell’introversione.

Il potere del punto

Esiste un infinito potere insito all’interno del punto infinitesimale. La teoria del “big bang” suggerisce che un punto infinitamente denso di materia sia esploso dando origine all’intero cosmo. Ricerche in fisica sub-atomica suggeriscono che un’enorme quantità di energia è concentrata all’interno di una moltitudine di differenti particelle sub-atomiche che esistono nello spazio-tempo.
Decisamente la fisica occidentale si sta dirigendo verso i regni dell’ineffabile bindu.
Nella biologia molecolare l’essenza di bindu si può trovare nelle molecole di DNA e RNA, ognuna delle quali contiene il programma genetico completo per l’intero organismo. Questa è un’altra dimostrazione della grande intelligenza e potenzialità che possono essere condensate ed espresse entro i confini di un piccolo punto.
Quanto più a fondo la scienza investiga la natura e la struttura dell’universo, tanto più ne scopre l’energia racchiusa e la complessità. Entro le minuscole dimensioni di questo punto è contenuto un vasto potenziale di significato.
Il potere del punto, o di bindu, era conosciuto dai mistici durante tutta la storia dell’umanità. Nel tantra ogni bindu, ogni particella di esistenza manifesta, è visto come un centro di potere o shakti. Questa shakti è una espressione del sostrato di base della coscienza statica. Lo scopo del sistema tantrico è conseguire l’unione di Shakti, l’energia individuale manifesta, con Shiva, l’inerte coscienza universale di base.

Il bindu rosso e bianco

Il bindu è il seme cosmico dal quale ogni cosa si manifesta e cresce.
Spesso è anche messo in relazione con lo sperma poiché dal minuscolo bindu di ogni singolo spermatozoo che entra in unione con un piccolo ovulo, nasce una nuova vita. L’atto del concepimento è un simbolo perfetto del principio di bindu. Infatti bindu è spiegato in questi termini in molti testi tantrici di kundalini yoga. Nella Yogachudamani Upanishad si dice (verso 60): “Il bindu è di due tipi, bianco e rosso. Quello bianco è shukla (lo sperma) e quello rosso è maharaj (le mestruazioni).”
In questo contesto il bindu bianco simboleggia Shiva, purusha o coscienza, e quello rosso Shakti, prakriti o l’energia della manifestazione. Il bindu bianco si trova in bindu visarga e il bindu rosso ha sede in muladhara chakra. Lo scopo del tantra e dello yoga è di unire questi due principi così che Shiva e Shakti diventino uno. Il testo continua (verso 61): “Il bindu rosso è stabilito nel sole, il bindu bianco nella luna. La loro unione è difficile.”
Il sole rappresenta pingala nadi e la luna rappresenta ida. I due bindu rappresentano la fusione del mondo degli opposti, di maschio e femmina. La loro unione provoca l’ascesa di kundalini (verso 63): “Quando il bindu rosso (Shakti) risale (l’ascesa della kundalini) col controllo del prana, si unisce col bindu bianco (Shiva) e si diventa divini.”
In un modo o nell’altro tutti i sistemi di yoga controllano il prana allo scopo di raggiungere questa unione. In alcuni casi il controllo è diretto, come nel pranayama, mentre in altri casi è indiretto. Comunque, l’incontro di queste due polarità, Shiva e Shakti, porta alla supercoscienza (verso 64): “Solo colui che realizza l’unione essenziale dei due bindu, quando il bindu rosso si fonde col bindu bianco, conosce lo yoga.”

Da “Kundalini Tantra”, Swami Satyananda Saraswati, edizioni Satyananda Ashram Italia 1984