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Il punto di unione della consapevolezza

suryanamaskara 0

Castaneda
In quel tempo don Juan stava nel Messico settentrionale.
Nel tardo pomeriggio giunsi alla casa che aveva in quella località e subito lui mi fece entrare in uno stato di consapevolezza intensa.
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All’istante ricordai che don Juan tornava sempre a Sonora per rinnovarsi.
Mi aveva spiegato che un nagual, essendo un capo con tremende responsabilità, deve avere un punto di riferimento fisico, un luogo nel mondo ove ci sia una confluenza di energia a lui compatibile.
Per don Juan, quel luogo era il deserto di Sonora.
Per tutti gli anni della nostra frequentazione aveva insistito a farmi misurare il mio corpo al millimetro e a stabilire il suo esatto punto centrale, tanto in lunghezza come in larghezza.
Aveva sempre detto che quel punto è per ognuno di noi un vero centro di energia.
Cominciò subito la sua spegazione.
Delineò brevemente le verità sulla consapevolezza che avevamo già discusso.
Che non esiste un mondo di oggetti ma solo un universo di campi energetici che i veggenti chiamano le “emanzioni dell’Aquila” e che ognuno di noi è avvolto in un bozzolo che racchiude una minuscola porzione di quelle emanazioni.
Che la consapevolezza è il prodotto della costante pressione esercitata dalle emanazioni esterne, chiamate “emanazioni in grande”, sulle emanazioni interne.
Che la consapevolezza dà luogo alla percezione, quando le emanazioni interne si allineano con le corrispondenti emanazioni in grande.
La quinta verità – proseguì – è che la percezione è canalizzata perché in ognuno di noi c’è un fattore chiamato “punto di unione”.
Ripetè questo varie volte, dandomi tempo per recepirlo.
Continuò poi le sue spiegazioni e mi disse che per descrivere la natura del punto di unione doveva cominciare a discutere della prima attenzione.
Disse che i nuovi veggenti avevano esaminato la forma impercepita con cui funzionava la prima attenzione e, cercando di spiegarla agli altri, avevano regolato la verità della consapevolezza in un ordine specifico.
Don Juan mi spiegò che per poter mettere a fuoco il mondo che noi percepiamo, la nostra prima attenzione deve mettere in rilievo certe emanazioni.
Queste emanazioni scelte provengono dalla stretta fascia in cui è localizzata la consapevolezza umana.
Le emanazioni scartate restano ancora alla nostra portata però sono latenti, sconosciute all’uomo per tutta la vita.
I nuovi veggenti chiamano queste emanazioni poste in rilievo: il lato destro, la consapevolezza normale, il tonal, questo mondo, il conosciuto, la prima attenzione.
L’uomo comune le chiama: realtà, razionalità buonsenso.
Le emanazioni enfatizzate compongono larga parte della fascia dell’uomo ma sono soltanto una piccola componente dello spettro totale delle emanazioni presenti nel bozzolo.
Le emanazioni scartate all’interno della fascia dell’uomo sono considerate il preambolo dell’ignoto.
L’ignoto propriamente detto consisite del resto delle emanazioni che non fanno parte della fascia umana e che non sono poste in rilievo.
I veggenti lo chiamano: consapevolezza del lato sinistro, nagual, l’altro mondo, l’ignoto, la seconda attenzione.
Questo processo di porre in rilievo certe emanazioni – continuò don Juan – fu scoperto e praticato dagli antichi veggenti.
Si accorsero che un uomo nagual o una donna nagual, per il fatto di avere più energia dell’uomo comune, possono spingere lo splendore della consapevolezza e scuoterne le emanazioni solite, spostandolo alle emanzioni vicine.
Questo spintone è noto con il nome di “colpo del nagual”.
Don Juan disse che questo movimento forzato aveva trovato un’applicazione pratica presso gli antichi veggenti che lo avevano usato per tenere in soggezione i propri apprendisti.
I nuovi veggenti utilizzarono la stessa tecnica ma invece di usarla a scopi sordidi, la usarono per guidare i propri apprendisti nella ricerca delle possibilità totali dell’uomo.
Don Juan mi spiegò che occorre dare il colpo del nagual in un punto preciso, il punto di unione, e che la dislocazione esatta di questo punto varia in minimo grado da persona a persona.
Disse anche che gli antichi veggenti scoprirono che il punto di unione non si trova nel corpo fisico ma nel guscio luminoso, nel bozzolo.
Il nagual identifica questo punto dalla sua intensa luminosità e più che colpirlo lo spinge.
La forza della spinta crea una tacca nel bozzolo e si sente come una botta sulla scapola destra, una botta che fa uscire tutta l’aria dai polmoni.
Disse che lo splendore della consapevolezza creato dalla tacca dovrebbe per esttezza chiamarsi “attenzione provvisoriamente intensa” perché accentua le emanazioni che sono tanto vicine a quelle solite che il cambiamento risulta minimo.
Tuttavia il cambiamento produce maggior capacità di concentrazione, comprensione e apprendimento.
I veggenti sapevano come usare al meglio questo salto di qualità.
Videro che dopo la botta del nagual all’improvviso le emanazioni intorno a quelle di uso quotidiano brillavano con maggior forza.
Le più distanti restavano immutate, e per loro voleva dire che gli esseri umani, nello stato di “attenzione provvisoriamente intensa”, possono fare qualsiasi cosa proprio come se fossero nel mondo della vita quotidiana.
Proseguì spiegandomi che una stato di consapevolezza intensa è visto non solo come uno splendore che scende più a fondo nelle forme ovoidali degli esseri umani, ma come uno splendore più intenso sulla superficie del bozzolo.
Pure non è nulla paragonato allo splendore prodotto da uno stato di consapevolezza totale, che è visto come uno scoppio di incandescenza in tutto l’uovo luminoso.
E’ una esplosione di luce di tale grandezza che i contorni del guscio si ampliano e le emanazioni interne si estendono al di là dell’immaginabile.
I veggenti che deliberatamente raggiungono la consapevolezza totale sono uno spettacolo che merita di essere visto.
E’ il momento in cui ardono dall’interno.
Si consuma il fuoco dal profondo.
E in piena consapevolezza si fondono con le emanazioni in grande e scivolano nell’eternità.

Da “Il fuoco dal profondo”, Carlos Castaneda